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zivago

Re: Libri

Messaggio da zivago »

Ciao spiritolibero (nomignolo bellissimo e... impegnativo),
approfitto della tua richiesta
Sapreste consigliarmi un buon libro da leggere su corsa, allenamento e atletica leggera in genere?
per iniziare il mio carteggio in questo forum, discutendo sull'argomento che mi viene più congeniale: i libri.

Chiedi consigli per buoni libri sul podismo escludendo però i malcapitati Pizzolato, Albanesi, Massini e via dicendo. Come mai? Quali negatività hai trovato nelle pubblicazioni di quegli autori?
Io, di libri “tecnici” sul running, per intero ne ho letto solo uno: “CORRERE PER VIVERE MEGLIO” di R. Albanesi. Lo presi a prestito dalla biblioteca pubblica e, ogni tanto, quando mi trovo lì, lo sfoglio ancora. La "sezione sport" ha scaffalature piene di manuali specialistici o pseudo-tecnici; oltre ai già citati ci trovo: Arcelli, Trabucchi, Speciani, Donati, Baldini, Mennea e tanti altri autori stranieri di cui non ricordo i nomi. Mi capita di prenderne in mano qualcuno: perlopiù vado a vedere cosa dicono sull'alimentazione, sugli esercizi ginnici di rafforzamento, sugli adattamenti ai cambiamenti stagionali.
Ogni manuale è zeppo di tabelle che, con acronimi di ogni sorta, indicano tempi, ritmi, cadenze, moduli, schemi, etc. . Mi perdo in una quantità di prospetti, tavole e grafici: faccio fatica a capirli, tanto più ad applicarli. Ognuno propone metodi dalle risultanze miracolose; tutti a me sembrano generici, spesso indistinguibili.
Penso che il podista amatoriale che voglia il salto di qualità, debba affidarsi, piuttosto che ad un manuale, alle cure di un coach personale, oppure seguire la attività di una società sportiva.

Dei libri sullo sport io preferisco quelli “narrativi”: cioè quelli che raccontano vicende, situazioni, emozioni; quelli che parlano dell'ethos sportivo; le imprese atletiche che stimolano curiosità storiche, ambientali, culturali, politiche; quelli che suscitano pathos e partecipazione sentimentale; quelli di divertente intrattenimento.
Libri di questo genere ne ho letti diversi, di belli, meno belli e anche di brutti; tra quelli che mi sono più piaciuti ve ne propongo tre di genere diverso:
ACIDO LATTICO” di Saverio Fattori
IL CIMITERO DEI PIANOFORTI” di José Luis Peixoto
LA CORSA DI BILLY” di Patricia Nell Warren

“ACIDO LATTICO” di Saverio Fattori - Ed. Gaffi -158 pag.
è un romanzo “noir” che parla di atletica agonistica. In modo particolare racconta quel che avviene nel settore corse di alto livello: ne descrive i personaggi, l'ambiente, le mentalità.
L'autore, bolognese, corre da sempre e, come dice lui: « ...non va né piano né forte. Va. »; è un corridore amatoriale che però conosce bene il mondo delle corse agonistiche e professionali. Operaio-scrittore-runner, Saverio Fattori, oltre allo scrivere romanzi, collabora con le riviste “GQ” e “Correre”, fa recensioni letterarie e partecipa a trasmissioni radiofoniche.
“ACIDO LATTICO” è un libro duro che racconta il lato oscuro dell'atletica agonistica, quello che il grande pubblico non conosce né immagina: la spietata selezione, il misurare e quantificare tutto, il maniacale controllo su ogni aspetto fisiologico del vivere, le rinunce a normali relazioni sociali, gli allenamenti disumani, il doping.
Il protagonista della storia è un corridore professionista che aspira ad arrivare alle Olimpiadi e, in prima persona, narra senza giri di parole e remore, quel che gli succede e accade in quel mondo. Lo fa in modo cinico, cattivo, sprezzante, cogliendo però sempre nel segno. È un individualista, piuttosto fascistoide, sempre provocante, mai ipocrita.
Per dare un'idea di com'è questo libro riporto alcune frasi che mi sono annotato:
«L’atletica ha un potere narcotico. E si prende tutta la mia vita, il resto è corollario al punto centrale: il giorno della gara.»
«Qualunque persona con un’intelligenza media sa che un atleta professionista di uno sport serio è praticamente un tossicodipendente.»
«Inutile ingrossare la massa di perdenti nella maratona di New York. Pecore indottrinate da una vaga idea di salutismo e competizione con se stessi che finiscono nelle mani di astuti tour operator....il vero sport non è figlio di entusiasmi postdatati per professionisti di mezz'età affetti da edonismo.»

*****
“IL CIMITERO DEI PIANOFORTI” di José Luís Peixoto - Ed. Einaudi - pag. 263.
Che ci azzeccano i pianoforti con il running? Eppure...
Dal titolo non lo si direbbe mai, ma è proprio un romanzo che parla di maratona.
La storia è incentrata sul dramma (reale) di Francisco Lázaro: il primo maratoneta morto nel corso di una Olimpiade.
Lázaro era un falegname di Lisbona del quartiere Benfica che riparava pianoforti (nella realtà non romanzata lavorava in una fabbrica di automobili) e, da dilettante, correva maratone.
In patria era considerato un grande campione tanto che gli fecero fare il portabandiera alla sfilata inaugurale delle Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912 a cui il Portogallo partecipava per la prima volta.
Il 14 luglio 1912, giorno della maratona olimpica, a Stoccolma c'era un caldo insolito (32°C). Francisco Lázaro pensò di prevenire l'insolazione e l'eccessiva sudorazione ungendo il corpo con un unguento di grasso e cera. Questo però impedì troppo la naturale e necessaria sudorazione. Verso il 15mo Km cominciò a soffrire il caldo e la sete. Al 20mo Km aveva un ritardo di 4 minuti dal primo. Poi andò definitivamente in crisi, cadde numerose volte ed infine, al 30mo Km, collassò.
Vani furono i soccorsi e le cure ospedaliere: all'alba del giorno successivo morì.
L'autopsia accertò che la causa principale della morte fu un irreversibile squilibrio elettrolitico conseguente ad una estrema disidratazione; ma rivelò anche l'uso di una rudimentale pratica dopante. In quell'epoca, nell'atletica e nel ciclismo, per aumentare la forza e la resistenza si usava assumere una miscela chiamata “emborcação”: si trattava di un miscuglio fatto con albumi d'uova, trementina e acido acetico; inoltre Lázaro prese anche della stricnina.
Per i portoghesi Francisco Lázaro è rimasto un personaggio leggendario dello sport: a lui è dedicata una strada di Lisbona e con il suo nome si chiama lo stadio del “Benfica Football Club”.
Il libro di José Luís Peixoto non è però uno dei tanti apologetici libruncoli sull'eroismo del maratoneta. È un'opera di alto livello letterario (Peixoto è considerato il nuovo Saramago) molto commovente e poetica. Il nostro lucaliffo, che saprà leggerlo in lingua originale, sicuramente lo apprezzerà.
La storia del corridore è parte di una saga familiare dove si intrecciano e si sovrappongono tante passioni: lo sport, la musica, l'amore, il sesso, le donne, i bambini, il cibo.
La struttura narrativa è piuttosto complessa: numerosi sono i personaggi, tanti i salti temporali, molti i dialoghi interiori, intricate le vicende narrate in alternanza di voci narranti. Ma, come succede nella vita, le cose più difficili sono quelle che danno più soddisfazioni.
Per chi, come per il correre, ama la fatica; la difficile lettura di questa insolita storia di maratona sarà appassionante.
*****
“LA CORSA DI BILLY” di Patricia Nell Warren - Ed. Fazi - 332 pag.
È un libro, tra quelli che raccontano di corse, piuttosto insolito: nel genere forse unico.
L'autrice nel 1968 fu la prima donna a partecipare alla Maratona di Boston quando allora, in America, le donne non potevano correre la maratona; è omosessuale-lesbica e molto attiva nel movimento di liberazione gay-lesbo-transgender.
La Neil, nel romanzo, narra di atletica leggera, di condizione omosessuale, di amore e di orgoglio gay.
È un'avvincente storia d'amore tra il campione olimpico Billy e il suo allenatore intercalata da notevoli descrizioni di allenamenti, cronache di gare sui 5000 e 10.000 metri, fasi della preparazione per correre nelle Olimpiadi di Montreal del '76.
Il romanzo (titolo originale “The Front Runner”) scritto nel 1974 ha anche una valenza politica; parla della lotta per i diritti e la pari dignità degli omosessuali nell'America bacchettona e moralista degli anni '60 e '70 (si citano anche i famosi “Moti di Stonewall” nella New York del 1969). Nel suo genere è quindi un libro di culto che ha venduto più di 10 milioni di copie ed è tradotto in 10 lingue.
A volte il romanzo è un po' troppo sentimentale, in certe pagine persino melodrammatico. Tuttavia la lettura non è mai noiosa: commoventi sono le sofferenze umane che devono affrontare i due amanti; di grande impatto, ma mai volgari, sono le descrizioni dei rapporti sessuali; sempre avvincenti le cronache delle gare; interessanti, anche sotto il profilo tecnico, sono pure le descrizioni dei sacrifici e delle fatiche che, a certi livelli, gli atleti devono sopportare; il finale è esplosivo!
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spiritolibero
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Re: Libri

Messaggio da spiritolibero »

zivago ha scritto: gio 2 feb 2017, 13:34 Ciao spiritolibero (nomignolo bellissimo e... impegnativo),
approfitto della tua richiesta
Sapreste consigliarmi un buon libro da leggere su corsa, allenamento e atletica leggera in genere?
per iniziare il mio carteggio in questo forum, discutendo sull'argomento che mi viene più congeniale: i libri.

Chiedi consigli per buoni libri sul podismo escludendo però i malcapitati Pizzolato, Albanesi, Massini e via dicendo. Come mai? Quali negatività hai trovato nelle pubblicazioni di quegli autori?
Ciao Zivago.
Intanto grazie per l'intervento e per i suggerimenti.


Escludo Albanesi e Pizzolato perché possiedo i loro due principali libri "Il manuale completo della corsa" e "Correre".
Letti entrambi e non intendo acquistarne altri dagli stessi autori.

- Il problema del primo (Albanesi) è che totalmente irrazionale nelle conclusioni, rispetto alle premesse teoriche da lui stesso poste, nonostante egli batta molto sulla "razionalità" e "scientificità" del suo metodo e dell'applicazione di esso anche alla vita reale.
Faccio un esempio così chiarisco il mio pensiero.

Il principio fondamentale dell'allenamento secondo Albanesi è il seguente:
“Lo scopo principale dell’allenamento non è il raggiungimento della prestazione, ma realizzare il processo di adattamento che permette al fisico di sostenere carichi di lavoro senza incorrere in traumi ed infortuni. Si può dire che <<Lo scopo dell’allenamento è realizzare l’adattamento del corpo umano al gesto atletico>>”.
Su questa premessa, può discutersi ed essere d'accordo o meno.
Ad esempio, a me la definizione da un certo punto di vista piace, specie se riferita a atleti amatori. Mentre a Lucaliffo no, nel senso che la ritiene sbagliata perché esclude in partenza la finalità dell'allenamento alla prestazione.

Il fatto è che, nei capitoli successivi, Albanesi smentisce clamorosamente il principio di cui sopra.
Gli allenamenti massacranti e integralisti da lui proposti vanno in direzione esatta e contraria. Seguendoli pedissequamente c’è il rischio concreto di infortunarsi a meno di non rientrare nella percentuale –statisticamente ridotta– di atleti dotati di un fisico resistentissimo che puoi fargli fare qualunque cosa strana senza conseguenze.
Le tabelle proposte non hanno possibilità di personalizzazione alcuna e sono, dal suo punto di vista, valide per ciascun atleta.


----

Per quanto riguarda PIZZOLATO, quello che mi ha lasciato abbastanza perplesso è che sia cosciente del fatto che gli atleti africani fanno i lenti “rigeneranti” a ritmo lentissimo e a piacere, però poi non li prevede nel suo allenamento, se non come pratica meramente residuale o “dispregiativa”.
Tant'è vero che i lenti da lui proposti sono molto veloci, praticamente dei medi.

Ma come? - io mi chiedo - gli africani sono al top mondiale e dovrebbero essere la nostra stella polare. Dovresti quantomeno giustificare la ragione per la quale ti discosti in maniera così evidente da loro.
D'altra parte il fondo lento costituisce circa il 70% o più dell'allenamento complessivo. Quindi credo sia di fondamentale importanza spiegare bene questo punto.


-----

Massini, non possiedo nulla.
Ma se ricalca gli stessi schemi dei due sopra eviterei di fare un acquisto inutile.
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Re: Libri

Messaggio da lucaliffo »

diffamatore! :lol:
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Re: Libri

Messaggio da spiritolibero »

lucaliffo ha scritto: ven 3 feb 2017, 14:13 diffamatore! :lol:
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Re: Libri

Messaggio da zivago »

Di manuali sulle tecniche di allenamento ce ne sono una quantità. Così come, nella rete, possiamo trovare un'infinità di siti, community, blog, forum che propongono o discutono sistemi, teorie, studi, insegnamenti, schemi, tabelle. Io, di queste pubblicazioni, ne leggo poche: sia perché tra di loro sono molto discordanti ed io non ho una sufficiente preparazione tecnica o culturale per valutarle correttamente; sia perché sono poco interessato al correre agonistico e nemmeno all'esasperata ricerca della performance.
Preferisco leggere “storie di corsa”: biografie di campioni; racconti di imprese; riflessioni sull'etica e le motivazioni del fare sport; curiosità di costume e varia umanità in ambiente (sia professionistico che amatoriale) podistico . Mi piace anche leggere, per immedesimarmici, di “storie fantasy” che idealizzano la corsa.

*******

Ecco dunque che questo mese ho letto e propongo a voi questo libro:
“CORRERE È UNA FILOSOFIA” - Gaia De Pascale – Ed. Ponte alle Grazie – pag. 188

Si tratta di una raccolta di brevi saggi sul come gli uomini concepiscono la corsa e sul perché corrono. I punti di vista sono molti e relativi: alle epoche storiche e diverse civiltà; alla collocazione geografica e ambientale; all'etnia e alla genetica; al contesto sociale ed economico; al costume, al senso estetico e artistico; all'età della nostra vita.
Il runner che leggerà questo libro sicuramente si riconoscerà in qualcuno dei profili filosofici proposto dalla De Pascale ma anche sarà indotto a ragionare su tanti altri modi di concepire il podismo.
Nel mio caso mi sono identificato nel “sentire la corsa” alla maniera di Marco Olmo (di cui avevo già letto il suo: “IL CORRIDORE – Autoritratto di un uomo nato per correre). Emblematico è per me questo suo pensiero: « Nella vita sono un vinto. Corro per rifarmi, corro per vendetta ».
Vendetta da cosa? Rifarsi come? Diciamo che per me oggi, coi miei quasi 62 anni e nella difficile condizione economico-lavorativa in cui mi trovo, avere ancora la vitalità di uscire alle 5 del mattino con qualsiasi tempo, per 3-4 volte alla settimana e riuscire a correre 1400-1500 Km all'anno: è un modo per continuare a guadagnarmi quello che con nessuna moneta si può comprare; per non perdere la buona speranza; per suturare alcune mie ferite.
Ma, come ho detto, il libro offre diversi spunti di riflessione sul "perché corriamo". Tra i tanti ce n'è stato uno che mi ha particolarmente intrigato; si trova al Capitolo 2 ed è titolato: “Corri bambino!”.
Nell'epigrafe c'è il refrain di una famosa canzone di Sherly Crowe:

… taught her young
The only thing she's need to carry on
He taught her how to
Run baby run baby run baby run
Baby run


Ebbene è proprio così: per i bambini la cosa più necessaria e irrefrenabile è correre. Lo constato con i miei due nipoti (3 anni il maschietto, 10 mesi la bimba). Il più grande corre sempre: qualsiasi spostamento anche di pochi metri, per andare in cucina a bere, per prendere un oggetto, per qualsiasi tipo di gioco… lui corre sempre! E come lui corrono tutti i bambini: lo noto quando andiamo al parco, lo vedo all'asilo, me ne accorgo quando andiamo per strada, al mercato o per negozi. La piccola di 10 mesi ancora non cammina (ci manca poco) ma anch'essa sgattaiola freneticamente tra i nostri piedi e, ne sono sicuro, appena si sentirà sicura sulle due gambe… dovremo rincorrerla.
Insomma guardando i bambini si capisce che siamo nati per correre: si vede quanto siamo belli, allegri e sociali quando corriamo e... quanto diventiamo brutti, tristi e cattivi invecchiando da sedentari.

*******

Segnalo un'altra lettura che ho fatto in questo mese:
“TERRA MATTA” - Vincenzo Rabito - Ed. Einaudi – pag. 411

È un libro molto particolare. Si tratta di un'autobiografia scritta da un semi-analfabeta. Proprio così! È il racconto della vita di Vincenzo Rabito da Chiaromonte Gulfi (RG) bracciante siciliano nato nel 1899 e morto nel 1981.
All'insaputa di tutti negli ultimi anni della sua vita si è messo a scrivere la sua storia: con una vecchia Olivetti, riempiendo 1027 pagine a interlinea zero, senza spaziature, senza margini, con assurda punteggiatura, un originalissima grammatica e un lessico pieno di “sicilianismi”.
Dopo la sua morte uno dei suoi figli ritrova il dattiloscritto e in seguito l'editore Einaudi nel 2007 lo pubblica. Eliminando solo le ridondanze, sistemando un poco la punteggiatura, ma rispettando fedelmente le scelte linguistiche dell'autore, ne viene fuori una storia d'Italia e degli italiani straordinariamente bella e vera.
« Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo […] La sua vita fu molta maletrettata e molto travagliata e molto desprezata… »
Rabito conosce poco e male l'italiano ma, come i cantastorie di un tempo, è un affabulatore eccezionale, con una capacità di descrizione scenica efficacissima, con una bravura nel creare pathos che raramente si può trovare in narratori affermati. Dalla sua narrazione, in aggiunta, si ricava un quadro storico della nostra vita nazionale per molti versi più onesto e probabilmente più veritiero di quello che troviamo nell'ufficiale bibliografia.

La storia di questo contadino povero e analfabeta mi ha commosso per il sue vicende umane e mi ha arricchito in conoscenza.
L'epopea di questo contadino è stata simile a quella della maggioranza degli italiani del suo tempo: il lavoro infantile, la carneficina della 1a Guerra Mondiale, il fascismo, la 2a Guerra Mondiale, la distruzione e la fame del dopoguerra, la ricostruzione, l' “ubriacatura” del boom economico, l'inizio del declino.
Ora capisco meglio la storia del nostro Paese (e dell'Europa); adesso sono più consapevole delle virtù e dei vizi di noi italiani.
Direi che è un libro che vale proprio la pena di leggere. Quelli che non sono siciliani in qualche punto incespicheranno sui termini dialettali, ma sempre avranno chiaro il filo del discorso e, per l'intensità della narrazione, non perderanno mai la voglia di andare avanti.
Sì perché…
« Se all'uomo di questa vita non ci incontra aventure non ave niente derraccontare » .

Buone letture a tutti. :study:
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Re: Libri

Messaggio da spiritolibero »

Grazie Zivago :thumleft:

Io ho appena finito di leggere "Correre nel vento" di Stefano Frascoli.
Sono una serie di racconti di atletica leggera suddivisi come le frazioni degli 800 metri (0-200, 200-400, 400-600, 600-800), metafora delle varie fasi dell'esistenza.

La parte finale mi è piaciuta tanto tanto e la trovo superiore rispetto alla prima che è un po' troppo didascalica e dove ci sono troppe espressioni mutuate dal linguaggio giuridico.

Attenzione che i singoli racconti in apparenza sembrano molto semplici, ma è ad una seconda rilettura che si colgono le metafore e le sfumature che a prima vista sfuggono.
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Re: Libri

Messaggio da lucaliffo »

io sto leggendo "memorie postume di bras cubas" di machado de assis, qui considerato il maggior scrittore brasiliano.
il protagonista, defunto, ci racconta la sua vita a partire dal suo funerale. la storia di un borghese fallito che contrasta con la storia dello scrittore, proletario mulatto di successo.
stile innovativo, ironia, cinismo, realismo psicologico. è il libro che seppellisce il romanticismo che in brasile durò fin troppo. una tipica frase ironica realista che un romantico mai avrebbe scritto:
"marcella mi amò durante 15 mesi e 11.000 reis" :soldi:

http://www.raccontopostmoderno.com/2013 ... -de-assis/
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Re: Libri

Messaggio da L'Appiedato »

spiritolibero ha scritto: lun 27 feb 2017, 19:26 Grazie Zivago :thumleft:

Io ho appena finito di leggere "Correre nel vento" di Stefano Frascoli.
Sono una serie di racconti di atletica leggera suddivisi come le frazioni degli 800 metri (0-200, 200-400, 400-600, 600-800), metafora delle varie fasi dell'esistenza.

La parte finale mi è piaciuta tanto tanto e la trovo superiore rispetto alla prima che è un po' troppo didascalica e dove ci sono troppe espressioni mutuate dal linguaggio giuridico.

Attenzione che i singoli racconti in apparenza sembrano molto semplici, ma è ad una seconda rilettura che si colgono le metafore e le sfumature che a prima vista sfuggono.
L'ho trovato un libro piuttosto povero
qui la mia recensione

http://appiedato.blogspot.it/2016/10/al ... e-nel.html
" personaggio occulto, un massone, un beato paolo" (cit. Lucaliffo)
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Re: Libri

Messaggio da L'Appiedato »

In questo periodo sto leggendo il "Memoriale di Sant'Elena" di Emmanuel de Las Cases,
libro biografico su Napoleone (l'uomo del destino?) scritto da un suo collaboratore che seguì il destino dell'Imperatore sullo scoglio atlantico.
Libro interessante ma anche un po' pesante, 2 volumi di 800 e svaria pagine ciascuno.
:?

...sicuramente un libro un po' di parte, in seguito mi piacerebbe leggere qualcosa di più imparziale
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Re: Libri

Messaggio da spiritolibero »

L'Appiedato ha scritto: mar 28 feb 2017, 8:09
L'ho trovato un libro piuttosto povero
qui la mia recensione

http://appiedato.blogspot.it/2016/10/al ... e-nel.html
L'autore è molto giovane, deve allenarsi ancora... ...in questo caso alla scrittura.
Le idee di base sono buone.
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