E i libri?

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lucaliffo
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Re: E i libri?

Messaggio da lucaliffo »

una grande artista, frida kahlo (eh sì... l'arte la conosco un po' pure io), disse "l'arte è la rappresentazione del mondo come NON è" :) .
la kahlo non era scema, aveva studiato psicoanalisi... (ed era anche una gran trombatrice).

1) l'arte serve SEMPRE a sfogarsi, usa elementi reali ma poi li combina in modo irreale, ne esagera alcuni, ne dimentica altri, ne inventa di sana pianta altri ancora. questo perchè la realtà è dura, brutta e noiosa e abbiamo bisogno di evadere, immedesimarci in situazioni irreali ma che per qualche motivo ci causano piacere. è un freudiano "appagamento di desiderio" e ha quindi una funzione positiva di adattamento, ci lenisce sofferenze, un po' come l'oppio o le allucinazioni.
ma non darei l'organizzazione della società in mano a tossici e allucinati :)

2) in ALCUNI casi, proprio perchè non conforme alla realtà del sistema di riferimento (luogo X al tempo Y), può anche avere una funzione propositiva per il futuro, perchè la stessa realtà del sistema di riferimento è in lento movimento. ma credo che l'aspetto 1 sia preponderante.

anche io ho scritto molti racconti, 17 dei quali riuniti in una raccolta che chiamai "estremo occidente" e parlano del "mio" brasile di una volta... ma guarda caso li ho scritti proprio nel momento in cui quel brasile veniva meno. finchè era in auge pensavo a godermelo e non a scriverlo ;)
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lucaliffo
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Re: E i libri?

Messaggio da lucaliffo »

esempio:

"Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?"
(Giacomo Leopardi)

ok, bello, bellissimo, poetico, divertente... però un operaio napoletano in fonderia dell'800 che gli direbbe?
"uei giacomi'... ma che minchia dici? a luna nun parla e nun fa nu cazz', ma vai a travaja' va!" :hihihi:
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Ericradis
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Re: E i libri?

Messaggio da Ericradis »

L'arte è perfettamente inutile.
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Re: E i libri?

Messaggio da L'Appiedato »

Ericradis ha scritto: lun 27 nov 2017, 13:20 L'arte è perfettamente inutile.
Certo, come tutto, come l'uomo stesso, come ogni dannata cosa in questo universo.

Ma ti dico una cosa in più, proprio le cose più inutili sono per assurdo le più essenziali perchè non hanno mai sotto di loro un fine pratico e materiale.
" personaggio occulto, un massone, un beato paolo" (cit. Lucaliffo)
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Re: E i libri?

Messaggio da Ericradis »

L'Appiedato ha scritto: lun 27 nov 2017, 13:26
Ericradis ha scritto: lun 27 nov 2017, 13:20 L'arte è perfettamente inutile.
Certo, come tutto, come l'uomo stesso, come ogni dannata cosa in questo universo.

Ma ti dico una cosa in più, proprio le cose più inutili sono per assurdo le più essenziali perchè non hanno mai sotto di loro un fine pratico e materiale.
Hai ragione!
Era un aforisma di Oscar Wilde, credo che intendesse ciò che hai detto tu.
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Re: E i libri?

Messaggio da lucaliffo »

oscar wilde che poi era un... artista :shock:
uno dei miei migliori amici è un artista. in italia moriva di fame, vendeva cavallini di cartapesta a porta portese e viveva in un centro sociale occupato.
poi emigrò in california, piano piano e con le sue sole forze fece successo, oggi fa affreschi e sculture per i miliardari delle ville di beverly hills. spesso subappalta i lavori a subartisti messicani.
lui stesso dice "noi artisti siamo i più schifosi ladri che esistano, facciamo finta di lavorare e siamo i lacchè dei potenti" ma la cosa non lo turba affatto, è felicissimo :lol:
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zivago

Re: E i libri?

Messaggio da zivago »

lucaliffo ha scritto: lun 27 nov 2017, 11:43 [...] deficiente e prepotente è chi non vuole quagliare nulla in un certo campo.
oppure è un IPOCRITA, perchè le sue idee ferme ce le ha eccome e con queste attacca eccome chi ha idee diverse. solo che gli piace mostrarsi "relativista" per ricevere applausi perchè così va la moda. [...]
Ciao lucaliffo,
innanzitutto devo dirti che mi fa piacere il tuo tornare a leggermi; io non ho mai smesso di farlo. Ti ringrazio. Preferisco sempre le persone ruvide e pure ostili, agli indifferenti o qualunquisti: tu, a me sembra, non sei né l'uno né l'altro.

Noi due, in tutta evidenza, siamo molto diversi: proveniamo da culture differenti, viviamo in ambienti geograficamente e socialmente distanti, abbiamo impegni privati e pubblici dissimili, anche per età siamo di generazioni diverse. Siamo opposti in quasi tutto: nel considerare la politica, la donna, la cultura, lo sport. Per di più in questo consesso siamo, a me pare, come due galli nello stesso pollaio: non che gli altri siano galline, ma noi due tendiamo a beccarci e fare a chi canta più forte.
Siamo polemici e, diciamolo, la disputa ci diverte; forse divertiamo (o infastidiamo?) anche altra gente di questo forum, altrimenti più noioso. Credo che noi due riusciremmo ad accapigliarci anche sul dire da che parte sorge il sole.

Comunque uno sforzo per meglio interloquire dovremmo farlo; in tal senso non trovo di meglio che auto-citarmi…
Io, l'ho detto fin dalla mia iscrizione a questo forum, non sono molto pratico del come ci si deve comportare nel web: non sono iscritto a facebook, né a twitter né ad altri social network; non ho lo smartphone nè il tablet; navigo poco in internet , dal mio computer di lavoro, solo quando posso concedermi delle pause. Sono della vecchia generazione: abituato al dialogo diretto, faccia a faccia; alla vivace discussione quando mi trovo tra poche e conosciute persone; al tener comizio in situazioni assembleari.
Ora però mi sto rendendo conto che qui, in questo e nei due forum (Running Forum e Runners Italia) che frequentai, è tutto diverso: che la conversazione collettiva in rete è tutt'altra cosa di quella dal vivo.
Probabilmente dipende dal mezzo e da come sono strutturati i social media. Qui non conta tanto l'argomentare, vale poco la sottile disquisizione, è inefficace la bella esposizione: qui conta la spettacolarità di chi le spara meglio e più grosse. Contano, più dei significati, gli effetti che si producono e, da questi, quanta attenzione si suscita. Più si è istrionici, provocanti, eclatanti, più si viene letti. I sommessi e ragionevoli distinguo vengono poco considerati e presto scordati. Alla fine, più del ragionare e dell'esporre sensate e pertinenti argomentazioni, prevale la presenza e chi con più frequenza si fa sentire. Pochi leggono i lunghi impegnativi messaggi, e anche i più interessanti si perdono presto nel mare di quelli che in continuazione si sovrappongono. È difficile star dietro al filo logico di una discussione: come avviene appunto nelle liti tra comari, basta che uno la butti in caciara ed è bell'è innescata la rissa.

C'è poi che in queste discussioni virtuali, più che in quelle reali, per prevalere conta l'aggressività e il dispregio dell'avversario: il galateo non conta, vale l'arroganza, l'eccesso retorico, la strumentale fandonia. Nella rete non c'è fact-checking che tenga: parato da un nickname ognuno può millantare quel che vuole, distorcere tutto quel che crede.
L'ossessione dell'aver ragione e del dimostrare il torto dell'altro, trasforma ogni discussione in una disputa: come uno scontro sul ring il fine è mettere KO l'avversario; come in certi talk show, vince chi urla di più. Non serve raggiungere una conclusione (la verità è da escludere), non importa la ricerca di una qualche concordanza: più di tutto conta l'uscire trionfanti dalla contesa, dicendo l'ultima e definitiva parola magari tra i pollici alzati degli alleati e la soddisfazione di ridurre piegato sotto “pollice verso” l'avversario .

Ma, mi chiedo, occorre per forza concludere con una ragione ed un torto? Non possiamo rimanere che ognuno ha la sua parte di torto e di ragione? E poi, ogni questione deve necessariamente finire con una verità sancita? Ci sono anche le cosiddette controversie aporetiche (scusate l'intellettualismo): cioè che certe diatribe (il sesso degli angeli; viene prima l'uovo o la gallina; il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno; meglio correre di avampiede o di tallone; ecc. ) non hanno una soluzione e lasciano piena ragione (o torto) ad ognuno dei contendenti.
Ericradis
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Re: E i libri?

Messaggio da Ericradis »

lucaliffo ha scritto: lun 27 nov 2017, 14:46 oscar wilde che poi era un... artista :shock:
uno dei miei migliori amici è un artista. in italia moriva di fame, vendeva cavallini di cartapesta a porta portese e viveva in un centro sociale occupato.
poi emigrò in california, piano piano e con le sue sole forze fece successo, oggi fa affreschi e sculture per i miliardari delle ville di beverly hills. spesso subappalta i lavori a subartisti messicani.
lui stesso dice "noi artisti siamo i più schifosi ladri che esistano, facciamo finta di lavorare e siamo i lacchè dei potenti" ma la cosa non lo turba affatto, è felicissimo :lol:
Anni fa sentii un'intervista al grande Giorgio De Chirico. L'intervistatore chiese con tono sognante "maestro, quale è il colore che preferisce?"
De Chirico rispose"il rosa salmone"
L'intervistatore"perchè maestro?"
De Chirico"è quello delle diecimila lire" (per chi se le ricorda)
zivago

Re: E i libri?

Messaggio da zivago »

Ericradis ha scritto: lun 27 nov 2017, 15:49 Anni fa sentii un'intervista al grande Giorgio De Chirico. L'intervistatore chiese con tono sognante "maestro, quale è il colore che preferisce?"
De Chirico rispose"il rosa salmone"
L'intervistatore"perchè maestro?"
De Chirico"è quello delle diecimila lire" (per chi se le ricorda)
Ciao Ericradis,
vuoi dire che gli artisti sono mestieranti mossi prevalentemente dall'interesse economico?
Certo ognuno deve guadagnarsi la pagnotta, ma non tutti lo fanno nello stesso modo.

Vincent Van Gogh, che di colori se ne intendeva, era piuttosto insensibile alla pecunia; visse sempre in miseria vendendo le sue opere per pochi spiccioli e spesso regalandole.

Ritengo che sia sbagliato incasellare gli artisti e la loro arte al fine di legittimare o giustificare una preconcetta convinzione, ideologia o culto: come appunto successe col fascismo, il nazismo e il comunismo.
Considero che l'arte debba innanzitutto essere espressione di libertà, anarchia, astrazione. Quando l'arte è inquadrata in schemi rigidi, intruppata a servizio del potere, mercificata a fini di consumo: risulta mediocre, umilia chi la produce, deprime chi la fruisce.
Ericradis
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Re: E i libri?

Messaggio da Ericradis »

zivago ha scritto: lun 27 nov 2017, 17:38
Ericradis ha scritto: lun 27 nov 2017, 15:49 Anni fa sentii un'intervista al grande Giorgio De Chirico. L'intervistatore chiese con tono sognante "maestro, quale è il colore che preferisce?"
De Chirico rispose"il rosa salmone"
L'intervistatore"perchè maestro?"
De Chirico"è quello delle diecimila lire" (per chi se le ricorda)
Ciao Ericradis,
vuoi dire che gli artisti sono mestieranti mossi prevalentemente dall'interesse economico?
Certo ognuno deve guadagnarsi la pagnotta, ma non tutti lo fanno nello stesso modo.

Vincent Van Gogh, che di colori se ne intendeva, era piuttosto insensibile alla pecunia; visse sempre in miseria vendendo le sue opere per pochi spiccioli e spesso regalandole.

Ritengo che sia sbagliato incasellare gli artisti e la loro arte al fine di legittimare o giustificare una preconcetta convinzione, ideologia o culto: come appunto successe col fascismo, il nazismo e il comunismo.
Considero che l'arte debba innanzitutto essere espressione di libertà, anarchia, astrazione. Quando l'arte è inquadrata in schemi rigidi, intruppata a servizio del potere, mercificata a fini di consumo: risulta mediocre, umilia chi la produce, deprime chi la fruisce.
Nel mondo dell'arte (un po' me ne intendo) il rapporto artista e mercante è fondamentale. Senza il mercante un artista non diventa famoso, fa la fame e la sua arte è sprecata. Anche Van Gogh è arrivato a essere conosciuto solo poco prima di morire. Ha rischiato di non essere conosciuto lui e le sue opere.
Sempre parlando di DeChirico, uno dei più grandi del 900, che ha inventato la pittura metafisica, che ha un'importanza artistica assoluta tanto che è in ogni museo di arte contemporanea che si rispetti; era anche quello che faceva le "copie servili",come le definiva lui,dei suoi capolavori, per guadagnare tanti soldi. Anche per Picasso vale lo stesso discorso sulla sua produzione sterminata e strapagata anche quando era ancora in vita.
Intendo dire che un genio è tale anche se mercifica la sua arte e se ricorre a multipli della sua produzione solo per guadagnare.
Un pittore mediocre rimane tale anche se è libero, anarchico e immune da scopi bassamente commerciali.