Ieri mattina, ben motivato, sono uscito a correre. La minima pioggia che cadeva, quasi fosse aerosol, non scalfiva minimamente il mio entusiasmo. Mi dicevo: « Cosa vuoi che sia questa
brisina. Nemmeno mi bagnerà. »
Invece… Una volta uscito la sottilissima pioviggine è diventata pioggerella, poi pioggia, poi stillicidio di pesante gelida acqua che sembrava mista a neve.
Per un po' ho cercato di resistere, ma dopo un paio di chilometri, mi sono deciso al dietrofront: non volevo ricadere nella bronchite che mi ha tormentato appena una settimana fa.
Oggi però ci ho riprovato. Sono uscito qualche minuto prima delle sei: faceva ancora freddo (3-4 °C), era nuvoloso ma non pioveva. Si direbbe che era un mattino tipicamente invernale, eppure…
Eppure un paio di segnali mi hanno indicato che siamo prossimi alla svolta stagionale.
Il primo segno mi è stato dato dall'udire, per la prima volta in questo nuovo anno, il fischio dei merli. Quand'ero bambino i miei nonni mi insegnarono che dopo i giorni più freddi dell'anno, cioè i “giorni della merla” (ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio), quando prima dell'alba si sente lo zufolo del merlo... allora il tempo sta per volgere alla primavera. Così è stato questa mattina: sentendo il
"blackbird singing"(*) mi è parso chiaro che ormai abbiamo l'inverno alle spalle.
Il secondo segno (ma percepito ieri sera) dell'imminente primavera mi è venuto dal...
“Festival di San Remo”. Sin da quando ero “bagajotto” ho sempre associato alla tradizionale manifestazione canora l'inizio della nuova stagione. Era dopo il
festival che si comprava qualche disco nuovo da suonare nei “pomiciosi” festini adolescenziali; era dopo San Remo che, spavaldi, uscivamo in giacchetta anziché con il
paletot.
Infine ho corso per un'ora abbondante: piuttosto lentamente ma con una sensazione, nel corpo e nell'anima, più leggera del solito.
(*) https://www.youtube.com/watch?v=Mo_DMGc2v5o