lucaliffo ha scritto: ↑lun 25 set 2017, 22:36
c'è anche il caso di spiritolibero... anche lì l'ex allenatore "sei un fondista!"
Zedemel ha scritto: ↑mar 26 set 2017, 8:25
Penso che ci siano differenze fisiologiche, non enormi, e differenze legate all'allenamento, non so se l'amatore da 60-70km alla settimana è sufficientemente ottimizzato su un 10.000.
Rispondo qui visto che Luc mi ha tirato in ballo... ...balliamo.
Nella valutazione della tipologia d'atleta conta anche la sua storia sportiva che influisce tantissimo.
L'errore in cui incorre il mio vecchio allenatore è quello di affidarsi ciecamente a una media statistica, secondo cui gli amatori superati i 30 anni si dedicano in massima parte alle corse di fondo o, tutt'al più, di mezzofondo prolungato. La vulgata comune è che la velocità e soprattuto il mezzofondo veloce in pista siano cose riservate ai "giovani".
Tuttavia, se si fa un'analisi dettagliata della mia storia atletica si nota che:
- fino a 18 anni ho praticato come sport principale la pallavolo
- a scuola me la cavavo benino nei salti in estensione (2,30m nel salto in lungo da fermo - 7,80m nel triplo - il tutto sulle dure mattonelle, altro che pedane e fosse
)
- durante l'università ho praticato il nuoto nella specialità dei 50sl e 100sl
- per 5 anni ho giocato a tennis
Cosa hanno in comune tutte queste attività? Che consistono in tantissimi brevi sforzi intensi, fino al massimo di 1'30", seguiti da pause più o meno ampie. Il tutto ripetuto in un lungo arco di tempo. E inoltre comportano un notevole sviluppo delle capacità coordinative.
Questa la mia base di partenza quando ho iniziato a dedicarmi alla corsa a novembre 2015.
Ora, certamente il mio fisico non è predisposto alla corsa di fondo. Può diventarlo? Ci ho provato per la verità, ma, ad aprile di quest'anno ho avuto un'infiammazione al tendine del ginocchio. Infortunio avvenuto non in una serie di ripetute o in un "corto veloce", bensì durante un lungo di 18km.
Andando avanti con gli allenamenti, nei mesi successivi, accusavo sempre fastidi durante le corse lunghe. Casualità? Io non credo.
Tant'è vero che con Luc teniamo sotto strettissima sorveglianza queste sedute.
Cosa fare quindi? Insistere sul condizionamento del fisico per orientarlo al fondo, rischiando altri problemi, oppure propendere per qualcosa che il corpo riconosce come più familiare? Con Luc abbiamo optato per quest'ultima alternativa.
La scelta è suffragata dall'andamento degli allenamenti, laddove si evidenziano scarti molto alti al raddoppio della distanza di corsa: in questo momento ho uno scarto teorico di 20" -e forse anche qualcosa in più- tra 1500 e 3000, nonostante li abbia allenati insieme).
In più, le capacità coordinative che ho acquisito negli anni precedenti mi aiuteranno anche per acquisire la tecnica di corsa in pista propria del mezzofondo.
Ad abundantiam, aggiungiamo il fattore "genetico". Andando a fare un'indagine storica della mia famiglia ho scoperto che:
- mia madre nei lontani anni '60 vinse una gara interscolastica sui 60m (tempo ignoto)
- mio fratello corre con facilità assurda i 200m, ma ha fatto una fatica allucinante per preparare i 1000m per il concorso per carabiniere, anche se li ha chiusi in 3'13.
- mia cugina è un'altra naturale "velocista". Lo scorso anno si è sparata un 15" e spiccioli sui 100m ma con 0 allenamenti.
Io non sono uno sprinter, ma la presenza di tutti sti parenti stretti "velocisti" qualche indizio sulla composizione delle fibre muscolari ce lo dà.
Ecco, è uscito un papirone, ma vi consiglio di fare un'indagine del genere anche su voi stessi. Magari potreste avere delle sorprese.