Condivido, fra l'altro il rapporto mentale tra dolore e sforzo fisico che probabilmente si avverte nelle corse così lunghe trascende la meditazione. Nelle prove anaerobiche soffri MOLTO ma il fattore tempo è relativo.L'Appiedato ha scritto: ↑dom 29 nov 2020, 14:10Non sono cose esattamente confrontabili perchè immagino che in certe prove estreme si arrivi al confine della lotta per la sopravvivenza.
Non penso sia un caso che i grandi mistici avranno anche avuto contatti con il Divino ma in ogni caso seguivano uno stile di vita alquanto duro fatto di digiuni estenuanti e mortificazioni del corpo e questo non solo in seno alla religione cattolica.
Il discorso è che in tutte le distanze dell'atletica "classica" per poter dare il meglio di te devi avere un corpo che nella sua totalità deve essere al massimo della sua efficienza, questo non avviene nelle ultra, lì chi più chi meno arrivano in fondo che l'efficienza fisica è finita da 100km.
In una maratona arrivi allo stremo delle forze ma per "fare il tempo" devi arrivare allo stesso ritmo con cui sei partito, se non meglio, è un corpo stanco ma che ancora riesce a dare il meglio di sè o quasi. Nelle ultra no, avete visto ieri...chi la finisce arriva in fondo correndo 3 minuti al km più lentamente che alla partenza, in una maratona con un crollo del genere ti saresti ritirato e non parliamo delle distanze più brevi.
Non hai di certo un collegamento corpo-mente così profondo e indagabile come nella corsa di endurance.