Giulietto chiesa, mah
"NELL'ASSASSINIO DI SULEIMANI' TRUMP HA SVOLTO IL RUOLO DELLA MARIONETTA"
Parola di Pepe Escobar, che lo scrive sulla sua pagina Facebook citando una fonte "al vertice dell'intelligence americana". E prosegue così: "La linea di Trump sull'Iran è dettata dal deep state che, in caso di disobbedienza, può farlo destituire.... Trump non è in grado di ritirare le truppe dalla Siria. Se lo facesse sarebbe fatto a pezzi. Lindsay Graham, ( senatore repubblicano ndr) lo ha minacciato che, se le truppe fossero ritirate, i repubblicani voterebbero per l'impeachment. Trump è una marionetta per quanto riguarda questo assassinio". E, infine:"È stato Israele a mettere in piedi l'assassinio di Quassem Suleimani', per trascinare gli Stati Uniti in guerra con l'Iran e anche con l'Irak. Questa è la sostanza della situazione".
Il fatto del giorno!
Re: Il fatto del giorno!
é appunto la teoria della destra italiota.spiritolibero ha scritto: sab 4 gen 2020, 16:45 Luc, qui il punto di Giulietto Chiesa https://www.youtube.com/watch?v=Xnbl-hrAvm8
é una stronzata e la prova é quello che candidamente dice STEVE BANNON da anni. basta poi vedere cosa combinano in sudamerica.
non esiste la differenza fra la fazione soros/globalisti (cattivi) e questi qua (buoni ma poverini la fazione opposta gli fa i dispettucci).
tanto per cominciare questi non sono affatto antiglobalisti. non sono antisistema, sono pure loro sponsorizzati da multinazionali, banche e miliardari.
hanno reti di propaganda potentissime.
bannon dice chiaramente che continueranno a distruggere paesi e governi che li infastidiscono.
cazzo trump ha nominato nei posti che contano solo ebrei e guerrafondai e poi mi si viene a dire che se litiga con l´iran é colpa del diip steith?
chiesa e fusaro dovrebbero stare attenti a flirtare con sta gente... a meno che...
Re: Il fatto del giorno!
Fusaro attacca furiosamente l'attacco americano. Dice che non solo difende la resistenza iraniana contro l'impero, ma la esalta
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Re: Il fatto del giorno!
A me Steve Bannon sembra solo un millantatore. Ma concordo che per il Sudamerica non cambierà niente né con i trumpiani né con in clintoniani. Gli USA necessitano di un sub continente instabile, perché è più facile da controllare per loro. Quando qualcuno ha provato a rendersi autonomo (Lula, Morales etc..), è stato reso inoffensivo.
Cosa diversa è il Medioriente dove gli attori in campo sono più di uno, ed anche molto potenti. Israele preme per l'intervento militare, come nelle due guerre del Golfo, ma stavolta non sarà una passeggiata di salute. Poi sarò smentito dai fatti, ma secondo me non si arriverà alla guerra USA-Israele contro IRAN e milizie sciite.
Nel frattempo raid turco questa mattina contro Haftar e risposta durissima di questo direttamente su Tripoli con almeno 70 morti.
I turchi non dovevano essere fatti entrare in Libia.
Cosa diversa è il Medioriente dove gli attori in campo sono più di uno, ed anche molto potenti. Israele preme per l'intervento militare, come nelle due guerre del Golfo, ma stavolta non sarà una passeggiata di salute. Poi sarò smentito dai fatti, ma secondo me non si arriverà alla guerra USA-Israele contro IRAN e milizie sciite.
Nel frattempo raid turco questa mattina contro Haftar e risposta durissima di questo direttamente su Tripoli con almeno 70 morti.
I turchi non dovevano essere fatti entrare in Libia.
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Re: Il fatto del giorno!
Luc, a proposito di convergenze tra destra e sinistra, di dominio neo-liberista globalista del politically correct come principio ispiratore di PD e DEM americani, di modifica dei punti di riferimento politici dei nostri tempi, raramente ho trovato uno scritto con cosí tanti concetti condivisibili (per me, eh, si intende) e illuminanti.
Si tratta del riassunto del libro L’immagine sinistra della globalizzazione. Critica del radicalismo liberale
fatto dalla rivista online Lucidamente, trovato per caso online. Non conoscevo né il libro né la rivista, tanto meno gli autori.
Il vecchio capitalismo «aveva nel liberal-nazionalismo (o nazionalismo borgese) imperialista eurocentrico il proprio braccio politico e i partiti di destra (liberale, conservatrice, fascista) anticomunista si configuravano come i suoi apparati di riproduzione politica e ideologica privilegiati». L’attuale capitalismo onnivoro stradomina col liberalismo cosmopolitico, che trova nei partiti di sinistra liberal la propria sponda ideologico-culturale, anche con la cieca esaltazione della cultura aziendalistica, della virtualizzazione internettiana, dello “startuppismo”, dell’eterno nomadismo lavorativo o pseudoculturale (“Generazione Erasmus”). «Il capitalismo speculativo è infatti un capitalismo essenzialmente di desiderio e di consumo, centrato sulla mercificazione e sull’abbattimento di ogni elemento di mediazione» tradizionale, dagli Stati alla Chiesa, dalla famiglia alla scuola, istituzioni che vengono indebolite, quando non derise o del tutto abbattute.
[http://www]«L’odierno capitalismo è filosoficamente in antitesi alla destra (Nietzsche-Heidegger) almeno quanto è economicamente in opposizione alla sinistra (Hegel-Marx) perché frutto di una rivoluzione consumistica e tecnologica (avvenuta all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo) alla cui radice vi era la sessantottesca cultura politica individualistica della liberalizzazione integrale dei consumi, degli stili di vita, dei desideri e dei costumi borghesi». Il neocapitalismo intende imporre un’unica cultura, un unico pensiero, che, attraverso apparenti libertà come la «dominante sottocultura virtual-digitale del web», il consumismo sessuale, i nuovi media on line (per non dire di droghe e psicofarmaci), de-emancipizza le masse, rese senza cultura, identità, radici, nucleo famigliare, con individui atomizzati esistenzialmente e flessibilizzati sul mercato del lavoro. Si creano così tre nuove classi sociali disomogenee e distanti tra loro: 1) la Global class, «super-ricchi, detentori delle leve del potere economico, finanziario, militare e mediatico su scala mondiale»; 2) la New global middle class, benestante, unificata nel pensiero e in grado di potersi permettere gli stili di vita edonistici cosmopoliti; 3) la Pauper class, o Generazione Y, «teledipendente, facebook-dipendente», manipolata, senza identità: un esercito industriale di riserva, un’enorme forza-lavoro a bassissimo costo, tenuta sempre sotto ricatto dalla crisi perenne.
Il nuovo pensiero unico, appoggiato entusiasticamente quanto acriticamente dalle sinistre, attraverso la «scomposizione consumistica, narcisistica ed edonistica delle identità collettive tradizionali (nazionali, religiose, di genere, di classe, persino famigliari)», ha come obiettivo la «desovranizzazione dei popoli, degli Stati e delle nazioni, da ricondurre sotto la sfera d’influenza del totalitarismo neoliberale made in Usa». Per pervenire a tale risultato, funzionale al dominio assoluto del neocapitalismo finanziario e allo spostamento incontrollato di merci, uomini, idee, pensieri, mode, costumi, consumi, ecco i dogmi stereotipati, indiscutibili e, apparentemente “progressisti”. Vale a dire quattro retoriche, di per sé vuote: 1) la retorica del migrante, 2) quella dei diritti umani, 3) della liberalizzazione dei costumi, in particolare quelli sessuali, 4) la retorica dei gesti simbolici quanto inutili (ad esempio, i girotondi, le Femen, Greta Thunberg, le magliette rosse su Facebook, ecc. ecc.). Come si vede, il tutto è cosmetico, rientra nella categoria del “carino” e finisce lì.
[http://www]I veri, tragici problemi delle disuguaglianze, delle ingiustizie sociali e delle discriminazioni di classe non compaiono, sommersi da un veleno dolciastro. Ed è assolutamente evidente la «totale incompatibilità tra il perbenismo conformista degli intellettuali» appartenenti al circo mediatico globalista, il loro «utopismo sentimentalista» e «le istanze comunitaristiche e identitarie delle classi popolari spaesate dai processi di globalizzazione». I lavoratori (i proletari, come un tempo si definivano) e il ceto medio impoverito ormai costituiscono un’unica classe sociale depauperata costretta a pagare le “magnifiche sorti e progressive” della globalizzazione e, per di più, disprezzata dalle elite dominanti: infatti, i nuovi poveri, come quelli di sempre, si orientano in prevalenza «al nazional-populismo (peronismo), al tradizionalismo, al socialismo solidaristico “istintivo” e al patriottismo ancestrale».
[http://www]Centinaia di cambiamenti di valori e di costume imposti alla nostra società, elencati da Alain de Benoist nell’articolo Il regno di Narciso [ad esempio: il primato dell’economia sulla politica, il primato del consumo sulla produzione, l’ossessione della protezione del bambino (e la sopravvalutazione della parola del bambino), la messa sulla piazza pubblica della vita privata e le confessioni intime della “tele-realtà”, la moda dell’“umanitario” e della carità massmediale, l’accento posto costantemente sui problemi della sessualità, della procreazione e della salute, l’ossessione dell’apparire, del voler piacere e della cura di sé (ma anche l’assimilazione della seduzione maschile alla manipolazione e alla “molestia”), la femminilizzazione di talune professioni (scuola, magistratura, psicologi, operatori sociali), l’importanza dei mestieri della comunicazione e dei servizi, la sacralizzazione del matrimonio d’amore (un ossimoro), la moda dell’ideologia vittimistica, la moltiplicazione delle “cellule di sostegno psicologico”, lo sviluppo del mercato dell’emotività e della compassione, la moda dell’ecologia e delle “medicine dolci”, la deificazione della “coppia” e dei “problemi di coppia”, senza dimenticare il telefono portatile come sostituto del cordone ombelicale] sono la prova di una netta femminilizzazione dell’Europa e dell’Occidente (vedi La crisi dell’universo maschile secondo Éric Zemmour). Ebbene, pure tali mutamenti sono funzionali all’edificazione del nuovo ordine mondiale; anche la figura del Padre-Legge è ridicolizzato: «L’uomo femminilizzato, il “liberale postmoderno”, è assolutamente incapace di esprimere un senso di autorità e una volontà propria e cerca costantemente un padrone identificato come “di successo” cui affidarsi devotamente». Tale “maschio” è «totalmente deprivato di coscienza nazionale identitaria, di classe e finanche di genere».
[http://www]Il Pd e i contigui cespugli di sinistra sono divenuti «i rappresentanti del versante culturale, libertario e cosmopolita, della globalizzazione americanocentrica» in un mondo postmoderno caratterizzato dalla «dittatura dell’economia globalizzata sulla politica». La sinistra ha così «reciso ogni residuo legame con le classi popolari», promuovendo «una specie di egemonia culturale dei ceti medi semicolti (alta borghesia intellettuale, professionisti del settore pubblico, manager privati, clero universitario politicamente corretto, ceto medio urbano “riflessivo”, knowledge class studentesca, ecc.), attraverso la diffusione di un discorso pubblico fondato sull’apologia […] del capitalismo di libero mercato globalizzato, della democrazia liberale, del cosmopolitismo, dell’ “interventismo democratico” in politica estera […] della “modernizzazione” in ambito tecnologico». E neppure è possibile protestare contro tali posizioni dogmatiche in quanto «nei Paesi a regime capitalistico liberale, la “libertà d’espressione” è la “libertà” di aderire al complesso di riferimenti culturali dell’Ideologia Unica Politicamente Corretta dominante». Si tratta di critiche analoghe a quelle operate da Federico Rampini nei suoi ultimi libri, da noi puntualmente recensiti (vedi Globalizzazione, immigrazione, crisi della democrazia: i grandi mali e Il sonno della sinistra genera mostruosità… economiche, sociali e culturali).
[http://www]Poiché il vero nemico di questa sinistra ormai liberal-liberista non può più essere il capitalismo, occorre inventarsi il fascista di turno: Fanfani, Craxi (guarda caso, molto critico verso la cancellazione del ruolo delle nazioni, verso l’Unione europea che si andava formando, verso la finanza internazionale, la privatizzazione, la svendita del patrimonio pubblico), Berlusconi, Salvini… Un antifascismo in assenza di fascismo e fascisti, così come il Cavaliere blaterava di anticomunismo senza che vi fossero più in giro comunisti. Si viene così a creare, da parte della sinistra, un insieme di “miti”, come quello del partigiano, dell’operaio sindacalizzato, del pacifista, che costituiscono i “buoni”, quelli sempre dalla pare della ragione. Tutti gli “altri” sono i cattivi, eternamente dalla parte del torto, ignoranti, quasi subumani. Così, come ha ben approfondito tale atteggiamento d’odio Marcello Veneziani in Panorama del 7 agosto scorso (Putin, Dugin e quel nemico ritrovato), la normale dialettica amico/nemico (e sarebbe meglio dire avversario) si trasforma in un’eterna resa dei conti tra Bene e Male. E, come è ovvio, col Male non si dialoga, va sterminato. Si tratta di ciò che è alla base della tragedia delle guerre mondiali del XX secolo e del fanatismo jihadista.
Dunque, il populismo e il sovranismo emergenti in tutta Europa (ma anche negli Usa con il caso-Trump) non sono un’“insorgenza fascista”, antioperaia e antipopolare, «ma una risposta, emozionale e identitaria, delle fasce sociali piccolo-borghesi, popolari, periferiche e medio-basse come livelli d’istruzione più in generale, ostili alle velleità “integrazioniste” della società civile europeista postmoderna». I relativi partiti populisti e sovranisti intercettano «il bisogno di sicurezza (sociale), di solidità (familiare, relazionale) e di appartenenza (nazionale, comunitaria) degli esclusi dai “vantaggi” e dalle “opportunità” individuali della globalizzazione cosmopolita» da ricostituire attraverso il ripristino delle sovranità nazionali, militari, monetarie, culturali…
[http://www]Entro quale solco di pensiero politico s’innesta il libro di Borgognone e le sue opere (alcune copertine delle quali illustrano la nostra recensione)? Come il torinese Diego Fusaro, Borgognone (non a caso anche lui piemontese, essendo nato a Canale, in provincia di Cuneo), ha come punto di riferimento un grande pensatore marxista emarginato: Costanzo Preve (Valenza [Alessandria], 14 aprile 1943 – Torino, 23 novembre 2013), col suo comunismo comunitario (o socialismo conservatore/tradizionalista, saremmo tentati a definirlo noi). A questi si può aggiungere almeno il pugliese Domenico Lo Surdo (cui la nostra rivista ha dedicato un ricordo). Si tratta, in tutti i casi, di intellettuali che ritengono superate ai nostri tempi le tradizionali categorie destra/sinistra, tanto che frequenti e prolifici sono i loro contatti con i settori più lucidi e colti della Nuova destra o della Destra sociale, soprattutto transalpina. Non a caso, Fusaro scrive anche per Il Primato Nazionale. Ma, ancor prima, vivissimi erano stati i dialoghi, le affinità “elettive”, le collaborazioni – diciamo di più, il rispetto e l’affetto umani – che hanno legato reciprocamente Preve al grande pensatore transalpino già citato Alain de Benoist e all’editore del periodico telematico Italicum Luigi Tedeschi (vedi qui). Per esempio, si vedano un’intervista al filosofo di Valenza da parte dello stesso Fusaro sui rapporti con de Benoist o la dedica di quest’ultimo a Preve del suo Populismo. La fine della destra e della sinistra (opera che speriamo a breve di recensire).
Un’area intellettuale forse minoritaria, ma che sembra l’unica ad aver ben colto gli sviluppi contemporanei del capitalismo e quindi dell’incubo globalizzazione, tanto che i liberal provano terrore «nei confronti di ogni ipotesi di alternativa politica centrata sull’alleanza tra una destra sociale (e nazional-patriottica) e una sinistra identitaria e anticapitalistica». E, forse, la caduta in Italia dell’esperimento governo Movimento 5 stelle (populismo socialista) e Lega (sovranismo nazionale), un’alleanza del tenore che delinea Borgognone, è stata voluta da certi poteri, che, comunque, di certo hanno gioito per il fallimento dell’esecutivo gialloverde quanto per l’edificazione del nuovo governo giallorosso, col Pd allineato al verbo globalista, europeista e politically correct.
[http://www]Nel 2011, infatti, la sinistra “riformista” ha sostenuto il colpo di stato finanziario sovranazionale che ha estromesso Silvio Berlusconi, accettando provvedimenti “lacrime e sangue” che hanno massacrato in modo perenne i nostri «pensionati, lavoratori, dipendenti, autonomi del settore della piccola e media imprenditoria e piccoli proprietari». In pratica, ha smantellato il primato della sovranità popolare ed economica (entrambi dettati dalla Costituzione) «in cambio dell’armistizio sul fronte dello spread». In ugual maniera, oggi il recente accordo di governo M5s-Pd sembra essere una resa e un allineamento ai poteri finanziari e sovranazionali. Ma continua la nobile resistenza in difesa delle classi sociali sempre più impoverite e dei princìpi e dei valori della nostra identità europea e italiana (cultura, religione, storia, società, costumi, arte, lingua, letteratura). Ottimo, pertanto, pure Borgognone, nel cercare di illuminare le menti ottenebrate degli uomini del nostro tempo, che si dirigono verso la distruzione come agnelli al macello.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIV, n. 166, ottobre 2019)
Si tratta del riassunto del libro L’immagine sinistra della globalizzazione. Critica del radicalismo liberale
fatto dalla rivista online Lucidamente, trovato per caso online. Non conoscevo né il libro né la rivista, tanto meno gli autori.
Il vecchio capitalismo «aveva nel liberal-nazionalismo (o nazionalismo borgese) imperialista eurocentrico il proprio braccio politico e i partiti di destra (liberale, conservatrice, fascista) anticomunista si configuravano come i suoi apparati di riproduzione politica e ideologica privilegiati». L’attuale capitalismo onnivoro stradomina col liberalismo cosmopolitico, che trova nei partiti di sinistra liberal la propria sponda ideologico-culturale, anche con la cieca esaltazione della cultura aziendalistica, della virtualizzazione internettiana, dello “startuppismo”, dell’eterno nomadismo lavorativo o pseudoculturale (“Generazione Erasmus”). «Il capitalismo speculativo è infatti un capitalismo essenzialmente di desiderio e di consumo, centrato sulla mercificazione e sull’abbattimento di ogni elemento di mediazione» tradizionale, dagli Stati alla Chiesa, dalla famiglia alla scuola, istituzioni che vengono indebolite, quando non derise o del tutto abbattute.
[http://www]«L’odierno capitalismo è filosoficamente in antitesi alla destra (Nietzsche-Heidegger) almeno quanto è economicamente in opposizione alla sinistra (Hegel-Marx) perché frutto di una rivoluzione consumistica e tecnologica (avvenuta all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo) alla cui radice vi era la sessantottesca cultura politica individualistica della liberalizzazione integrale dei consumi, degli stili di vita, dei desideri e dei costumi borghesi». Il neocapitalismo intende imporre un’unica cultura, un unico pensiero, che, attraverso apparenti libertà come la «dominante sottocultura virtual-digitale del web», il consumismo sessuale, i nuovi media on line (per non dire di droghe e psicofarmaci), de-emancipizza le masse, rese senza cultura, identità, radici, nucleo famigliare, con individui atomizzati esistenzialmente e flessibilizzati sul mercato del lavoro. Si creano così tre nuove classi sociali disomogenee e distanti tra loro: 1) la Global class, «super-ricchi, detentori delle leve del potere economico, finanziario, militare e mediatico su scala mondiale»; 2) la New global middle class, benestante, unificata nel pensiero e in grado di potersi permettere gli stili di vita edonistici cosmopoliti; 3) la Pauper class, o Generazione Y, «teledipendente, facebook-dipendente», manipolata, senza identità: un esercito industriale di riserva, un’enorme forza-lavoro a bassissimo costo, tenuta sempre sotto ricatto dalla crisi perenne.
Il nuovo pensiero unico, appoggiato entusiasticamente quanto acriticamente dalle sinistre, attraverso la «scomposizione consumistica, narcisistica ed edonistica delle identità collettive tradizionali (nazionali, religiose, di genere, di classe, persino famigliari)», ha come obiettivo la «desovranizzazione dei popoli, degli Stati e delle nazioni, da ricondurre sotto la sfera d’influenza del totalitarismo neoliberale made in Usa». Per pervenire a tale risultato, funzionale al dominio assoluto del neocapitalismo finanziario e allo spostamento incontrollato di merci, uomini, idee, pensieri, mode, costumi, consumi, ecco i dogmi stereotipati, indiscutibili e, apparentemente “progressisti”. Vale a dire quattro retoriche, di per sé vuote: 1) la retorica del migrante, 2) quella dei diritti umani, 3) della liberalizzazione dei costumi, in particolare quelli sessuali, 4) la retorica dei gesti simbolici quanto inutili (ad esempio, i girotondi, le Femen, Greta Thunberg, le magliette rosse su Facebook, ecc. ecc.). Come si vede, il tutto è cosmetico, rientra nella categoria del “carino” e finisce lì.
[http://www]I veri, tragici problemi delle disuguaglianze, delle ingiustizie sociali e delle discriminazioni di classe non compaiono, sommersi da un veleno dolciastro. Ed è assolutamente evidente la «totale incompatibilità tra il perbenismo conformista degli intellettuali» appartenenti al circo mediatico globalista, il loro «utopismo sentimentalista» e «le istanze comunitaristiche e identitarie delle classi popolari spaesate dai processi di globalizzazione». I lavoratori (i proletari, come un tempo si definivano) e il ceto medio impoverito ormai costituiscono un’unica classe sociale depauperata costretta a pagare le “magnifiche sorti e progressive” della globalizzazione e, per di più, disprezzata dalle elite dominanti: infatti, i nuovi poveri, come quelli di sempre, si orientano in prevalenza «al nazional-populismo (peronismo), al tradizionalismo, al socialismo solidaristico “istintivo” e al patriottismo ancestrale».
[http://www]Centinaia di cambiamenti di valori e di costume imposti alla nostra società, elencati da Alain de Benoist nell’articolo Il regno di Narciso [ad esempio: il primato dell’economia sulla politica, il primato del consumo sulla produzione, l’ossessione della protezione del bambino (e la sopravvalutazione della parola del bambino), la messa sulla piazza pubblica della vita privata e le confessioni intime della “tele-realtà”, la moda dell’“umanitario” e della carità massmediale, l’accento posto costantemente sui problemi della sessualità, della procreazione e della salute, l’ossessione dell’apparire, del voler piacere e della cura di sé (ma anche l’assimilazione della seduzione maschile alla manipolazione e alla “molestia”), la femminilizzazione di talune professioni (scuola, magistratura, psicologi, operatori sociali), l’importanza dei mestieri della comunicazione e dei servizi, la sacralizzazione del matrimonio d’amore (un ossimoro), la moda dell’ideologia vittimistica, la moltiplicazione delle “cellule di sostegno psicologico”, lo sviluppo del mercato dell’emotività e della compassione, la moda dell’ecologia e delle “medicine dolci”, la deificazione della “coppia” e dei “problemi di coppia”, senza dimenticare il telefono portatile come sostituto del cordone ombelicale] sono la prova di una netta femminilizzazione dell’Europa e dell’Occidente (vedi La crisi dell’universo maschile secondo Éric Zemmour). Ebbene, pure tali mutamenti sono funzionali all’edificazione del nuovo ordine mondiale; anche la figura del Padre-Legge è ridicolizzato: «L’uomo femminilizzato, il “liberale postmoderno”, è assolutamente incapace di esprimere un senso di autorità e una volontà propria e cerca costantemente un padrone identificato come “di successo” cui affidarsi devotamente». Tale “maschio” è «totalmente deprivato di coscienza nazionale identitaria, di classe e finanche di genere».
[http://www]Il Pd e i contigui cespugli di sinistra sono divenuti «i rappresentanti del versante culturale, libertario e cosmopolita, della globalizzazione americanocentrica» in un mondo postmoderno caratterizzato dalla «dittatura dell’economia globalizzata sulla politica». La sinistra ha così «reciso ogni residuo legame con le classi popolari», promuovendo «una specie di egemonia culturale dei ceti medi semicolti (alta borghesia intellettuale, professionisti del settore pubblico, manager privati, clero universitario politicamente corretto, ceto medio urbano “riflessivo”, knowledge class studentesca, ecc.), attraverso la diffusione di un discorso pubblico fondato sull’apologia […] del capitalismo di libero mercato globalizzato, della democrazia liberale, del cosmopolitismo, dell’ “interventismo democratico” in politica estera […] della “modernizzazione” in ambito tecnologico». E neppure è possibile protestare contro tali posizioni dogmatiche in quanto «nei Paesi a regime capitalistico liberale, la “libertà d’espressione” è la “libertà” di aderire al complesso di riferimenti culturali dell’Ideologia Unica Politicamente Corretta dominante». Si tratta di critiche analoghe a quelle operate da Federico Rampini nei suoi ultimi libri, da noi puntualmente recensiti (vedi Globalizzazione, immigrazione, crisi della democrazia: i grandi mali e Il sonno della sinistra genera mostruosità… economiche, sociali e culturali).
[http://www]Poiché il vero nemico di questa sinistra ormai liberal-liberista non può più essere il capitalismo, occorre inventarsi il fascista di turno: Fanfani, Craxi (guarda caso, molto critico verso la cancellazione del ruolo delle nazioni, verso l’Unione europea che si andava formando, verso la finanza internazionale, la privatizzazione, la svendita del patrimonio pubblico), Berlusconi, Salvini… Un antifascismo in assenza di fascismo e fascisti, così come il Cavaliere blaterava di anticomunismo senza che vi fossero più in giro comunisti. Si viene così a creare, da parte della sinistra, un insieme di “miti”, come quello del partigiano, dell’operaio sindacalizzato, del pacifista, che costituiscono i “buoni”, quelli sempre dalla pare della ragione. Tutti gli “altri” sono i cattivi, eternamente dalla parte del torto, ignoranti, quasi subumani. Così, come ha ben approfondito tale atteggiamento d’odio Marcello Veneziani in Panorama del 7 agosto scorso (Putin, Dugin e quel nemico ritrovato), la normale dialettica amico/nemico (e sarebbe meglio dire avversario) si trasforma in un’eterna resa dei conti tra Bene e Male. E, come è ovvio, col Male non si dialoga, va sterminato. Si tratta di ciò che è alla base della tragedia delle guerre mondiali del XX secolo e del fanatismo jihadista.
Dunque, il populismo e il sovranismo emergenti in tutta Europa (ma anche negli Usa con il caso-Trump) non sono un’“insorgenza fascista”, antioperaia e antipopolare, «ma una risposta, emozionale e identitaria, delle fasce sociali piccolo-borghesi, popolari, periferiche e medio-basse come livelli d’istruzione più in generale, ostili alle velleità “integrazioniste” della società civile europeista postmoderna». I relativi partiti populisti e sovranisti intercettano «il bisogno di sicurezza (sociale), di solidità (familiare, relazionale) e di appartenenza (nazionale, comunitaria) degli esclusi dai “vantaggi” e dalle “opportunità” individuali della globalizzazione cosmopolita» da ricostituire attraverso il ripristino delle sovranità nazionali, militari, monetarie, culturali…
[http://www]Entro quale solco di pensiero politico s’innesta il libro di Borgognone e le sue opere (alcune copertine delle quali illustrano la nostra recensione)? Come il torinese Diego Fusaro, Borgognone (non a caso anche lui piemontese, essendo nato a Canale, in provincia di Cuneo), ha come punto di riferimento un grande pensatore marxista emarginato: Costanzo Preve (Valenza [Alessandria], 14 aprile 1943 – Torino, 23 novembre 2013), col suo comunismo comunitario (o socialismo conservatore/tradizionalista, saremmo tentati a definirlo noi). A questi si può aggiungere almeno il pugliese Domenico Lo Surdo (cui la nostra rivista ha dedicato un ricordo). Si tratta, in tutti i casi, di intellettuali che ritengono superate ai nostri tempi le tradizionali categorie destra/sinistra, tanto che frequenti e prolifici sono i loro contatti con i settori più lucidi e colti della Nuova destra o della Destra sociale, soprattutto transalpina. Non a caso, Fusaro scrive anche per Il Primato Nazionale. Ma, ancor prima, vivissimi erano stati i dialoghi, le affinità “elettive”, le collaborazioni – diciamo di più, il rispetto e l’affetto umani – che hanno legato reciprocamente Preve al grande pensatore transalpino già citato Alain de Benoist e all’editore del periodico telematico Italicum Luigi Tedeschi (vedi qui). Per esempio, si vedano un’intervista al filosofo di Valenza da parte dello stesso Fusaro sui rapporti con de Benoist o la dedica di quest’ultimo a Preve del suo Populismo. La fine della destra e della sinistra (opera che speriamo a breve di recensire).
Un’area intellettuale forse minoritaria, ma che sembra l’unica ad aver ben colto gli sviluppi contemporanei del capitalismo e quindi dell’incubo globalizzazione, tanto che i liberal provano terrore «nei confronti di ogni ipotesi di alternativa politica centrata sull’alleanza tra una destra sociale (e nazional-patriottica) e una sinistra identitaria e anticapitalistica». E, forse, la caduta in Italia dell’esperimento governo Movimento 5 stelle (populismo socialista) e Lega (sovranismo nazionale), un’alleanza del tenore che delinea Borgognone, è stata voluta da certi poteri, che, comunque, di certo hanno gioito per il fallimento dell’esecutivo gialloverde quanto per l’edificazione del nuovo governo giallorosso, col Pd allineato al verbo globalista, europeista e politically correct.
[http://www]Nel 2011, infatti, la sinistra “riformista” ha sostenuto il colpo di stato finanziario sovranazionale che ha estromesso Silvio Berlusconi, accettando provvedimenti “lacrime e sangue” che hanno massacrato in modo perenne i nostri «pensionati, lavoratori, dipendenti, autonomi del settore della piccola e media imprenditoria e piccoli proprietari». In pratica, ha smantellato il primato della sovranità popolare ed economica (entrambi dettati dalla Costituzione) «in cambio dell’armistizio sul fronte dello spread». In ugual maniera, oggi il recente accordo di governo M5s-Pd sembra essere una resa e un allineamento ai poteri finanziari e sovranazionali. Ma continua la nobile resistenza in difesa delle classi sociali sempre più impoverite e dei princìpi e dei valori della nostra identità europea e italiana (cultura, religione, storia, società, costumi, arte, lingua, letteratura). Ottimo, pertanto, pure Borgognone, nel cercare di illuminare le menti ottenebrate degli uomini del nostro tempo, che si dirigono verso la distruzione come agnelli al macello.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIV, n. 166, ottobre 2019)
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Re: Il fatto del giorno!
Riporto la discussione su temi più "leggeri". Leggete lo sfogo della tipa, una giornalista che si occupa di tecnologia.
C'è un momento dove ricorda che doveva respingere 4-5 uomini a ogni uscita e ora si lamenta perché non se la incula più nessuno, nemmeno i cessi (parole sue).
Sono tentato dal risponderle: "tua madre ha ragionissima!"
Porca miseria, 4-5 uomini che ci provano, ammettiamo che lei di media sia uscita 1 volta a settimana tra i 18 e i 30 anni, tanti quanti ne ha adesso, significa avere bruciato un bacino di circa 2mila potenziali partner.
https://twitter.com/Tiziachescrive/stat ... 0654991361
C'è un momento dove ricorda che doveva respingere 4-5 uomini a ogni uscita e ora si lamenta perché non se la incula più nessuno, nemmeno i cessi (parole sue).
Sono tentato dal risponderle: "tua madre ha ragionissima!"
Porca miseria, 4-5 uomini che ci provano, ammettiamo che lei di media sia uscita 1 volta a settimana tra i 18 e i 30 anni, tanti quanti ne ha adesso, significa avere bruciato un bacino di circa 2mila potenziali partner.
https://twitter.com/Tiziachescrive/stat ... 0654991361
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Re: Il fatto del giorno!
ripostalo in "psicologia"spiritolibero ha scritto: dom 5 gen 2020, 12:33 Riporto la discussione su temi più "leggeri". Leggete lo sfogo della tipa, una giornalista che si occupa di tecnologia.
C'è un momento dove ricorda che doveva respingere 4-5 uomini a ogni uscita e ora si lamenta perché non se la incula più nessuno, nemmeno i cessi (parole sue).![]()
Sono tentato dal risponderle: "tua madre ha ragionissima!"
Porca miseria, 4-5 uomini che ci provano, ammettiamo che lei di media sia uscita 1 volta a settimana tra i 18 e i 30 anni, tanti quanti ne ha adesso, significa avere bruciato un bacino di circa 2mila potenziali partner.![]()
https://twitter.com/Tiziachescrive/stat ... 0654991361
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Re: Il fatto del giorno!
Spostato qui. http://www.forumcorsa.it/viewtopic.php? ... start=1090lucaliffo ha scritto: dom 5 gen 2020, 13:21ripostalo in "psicologia"spiritolibero ha scritto: dom 5 gen 2020, 12:33 Riporto la discussione su temi più "leggeri". Leggete lo sfogo della tipa, una giornalista che si occupa di tecnologia.
C'è un momento dove ricorda che doveva respingere 4-5 uomini a ogni uscita e ora si lamenta perché non se la incula più nessuno, nemmeno i cessi (parole sue).![]()
Sono tentato dal risponderle: "tua madre ha ragionissima!"
Porca miseria, 4-5 uomini che ci provano, ammettiamo che lei di media sia uscita 1 volta a settimana tra i 18 e i 30 anni, tanti quanti ne ha adesso, significa avere bruciato un bacino di circa 2mila potenziali partner.![]()
https://twitter.com/Tiziachescrive/stat ... 0654991361
Esco adesso che devo andare a fare il lungo coi ricchi cotillon annessi.
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obiettivi: mezzofondista in cerca di sfide
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Re: Il fatto del giorno!
giopod,
tanta carne al fuoco. dico solo delle piccole cose.
- non concordo con la critica al 68. non é vero che il 68 (e il 77) era individualista e consumista. non é vero che oggi c´é troppa libertá sessuale.
- non é vera l´"assenza di fascismo", é sempre lí sornione ad aspettare paziente e questi personaggi ci stanno flirtando troppo. ricordi quando paventavo l´avvento di un "mazzulatore"? qui in brasile é successo e all´improvviso.
- non concordo col gettare tutta la merda sul "capitale finanziario" (cosa tipicamente fascista), gli imprenditori hanno grosse responsabilitá, anche quelli piccoli.
- la questione é che in europa vi sentite soffocati da un certo tipo di andazzo (politicamente corretto, dá fastidio anche a me come sapete) ma il movimento di resistenza a questo andazzo ha preso troppo una deriva a destra.
- non vorrei vantarmi, ma molti dicono che ho poteri vaticinanti. nel 1998, prima del primo movimento noglobal (seattle 99), in una importante discussione coi compagni ex-autonomi, descrissi loro tutto quello che sarebbe poi avvenuto col globalismo; non é che sono un indovino ma semplicemente giá se ne vedevano i prodromi, solo che chi é tifoso ideologico i prodromi non li vede. beh ora vedo i prodromi del neofascismo, che naturalmente sará tutto il contrario che facente gli interessi del "popolo".
p.s. a proposito della "libertá di espressione" che pare il nuovo cavallo di battaglia della destra europea... qui in brasile negli ultimi tempi:
- il governo ha annullato ogni aiuto ad attivitá artistiche che ideologicamente non gli piacciono
- vari esponenti dell´opposizione sono stati UCCISI (da esponenti filogovernativi)
- gli indios UCCISI (dagli squadristi filogovernativi) sono saliti dai 30 nel 2017 ai 110 del 2019
- il numero di gay UCCISI (da esponenti filogovernativi) é salito alle stelle
- la sede di una famosa produzione TV che fa programmi satirici é stata bruciata a bombe molotov. uno dei 5 bombaroli é stato identificato e fa parte di un gruppo neofascista e ha in tasca la tessera del partito del presidente. "qualcuno" l´ha avvisato che era identificato e l´ha aiutato a scappare.
tanta carne al fuoco. dico solo delle piccole cose.
- non concordo con la critica al 68. non é vero che il 68 (e il 77) era individualista e consumista. non é vero che oggi c´é troppa libertá sessuale.
- non é vera l´"assenza di fascismo", é sempre lí sornione ad aspettare paziente e questi personaggi ci stanno flirtando troppo. ricordi quando paventavo l´avvento di un "mazzulatore"? qui in brasile é successo e all´improvviso.
- non concordo col gettare tutta la merda sul "capitale finanziario" (cosa tipicamente fascista), gli imprenditori hanno grosse responsabilitá, anche quelli piccoli.
- la questione é che in europa vi sentite soffocati da un certo tipo di andazzo (politicamente corretto, dá fastidio anche a me come sapete) ma il movimento di resistenza a questo andazzo ha preso troppo una deriva a destra.
- non vorrei vantarmi, ma molti dicono che ho poteri vaticinanti. nel 1998, prima del primo movimento noglobal (seattle 99), in una importante discussione coi compagni ex-autonomi, descrissi loro tutto quello che sarebbe poi avvenuto col globalismo; non é che sono un indovino ma semplicemente giá se ne vedevano i prodromi, solo che chi é tifoso ideologico i prodromi non li vede. beh ora vedo i prodromi del neofascismo, che naturalmente sará tutto il contrario che facente gli interessi del "popolo".
p.s. a proposito della "libertá di espressione" che pare il nuovo cavallo di battaglia della destra europea... qui in brasile negli ultimi tempi:
- il governo ha annullato ogni aiuto ad attivitá artistiche che ideologicamente non gli piacciono
- vari esponenti dell´opposizione sono stati UCCISI (da esponenti filogovernativi)
- gli indios UCCISI (dagli squadristi filogovernativi) sono saliti dai 30 nel 2017 ai 110 del 2019
- il numero di gay UCCISI (da esponenti filogovernativi) é salito alle stelle
- la sede di una famosa produzione TV che fa programmi satirici é stata bruciata a bombe molotov. uno dei 5 bombaroli é stato identificato e fa parte di un gruppo neofascista e ha in tasca la tessera del partito del presidente. "qualcuno" l´ha avvisato che era identificato e l´ha aiutato a scappare.
Re: Il fatto del giorno!
L'autore del libro mi sembra sia della sinistra marxista stile Fusaro, e pure l'autore dell'articolo credo che sia di sinistra (non fucsia).lucaliffo ha scritto:giopod,
tanta carne al fuoco. dico solo delle piccole cose.
- non concordo con la critica al 68. non é vero che il 68 (e il 77) era individualista e consumista. non é vero che oggi c´é troppa libertá sessuale.
- non é vera l´"assenza di fascismo", é sempre lí sornione ad aspettare paziente e questi personaggi ci stanno flirtando troppo. ricordi quando paventavo l´avvento di un "mazzulatore"? qui in brasile é successo e all´improvviso.
- non concordo col gettare tutta la merda sul "capitale finanziario" (cosa tipicamente fascista), gli imprenditori hanno grosse responsabilitá, anche quelli piccoli.
- la questione é che in europa vi sentite soffocati da un certo tipo di andazzo (politicamente corretto, dá fastidio anche a me come sapete) ma il movimento di resistenza a questo andazzo ha preso troppo una deriva a destra.
- non vorrei vantarmi, ma molti dicono che ho poteri vaticinanti. nel 1998, prima del primo movimento noglobal (seattle 99), in una importante discussione coi compagni ex-autonomi, descrissi loro tutto quello che sarebbe poi avvenuto col globalismo; non é che sono un indovino ma semplicemente giá se ne vedevano i prodromi, solo che chi é tifoso ideologico i prodromi non li vede. beh ora vedo i prodromi del neofascismo, che naturalmente sará tutto il contrario che facente gli interessi del "popolo".
p.s. a proposito della "libertá di espressione" che pare il nuovo cavallo di battaglia della destra europea... qui in brasile negli ultimi tempi:
- il governo ha annullato ogni aiuto ad attivitá artistiche che ideologicamente non gli piacciono
- vari esponenti dell´opposizione sono stati UCCISI (da esponenti filogovernativi)
- gli indios UCCISI (dagli squadristi filogovernativi) sono saliti dai 30 nel 2017 ai 110 del 2019
- il numero di gay UCCISI (da esponenti filogovernativi) é salito alle stelle
- la sede di una famosa produzione TV che fa programmi satirici é stata bruciata a bombe molotov. uno dei 5 bombaroli é stato identificato e fa parte di un gruppo neofascista e ha in tasca la tessera del partito del presidente. "qualcuno" l´ha avvisato che era identificato e l´ha aiutato a scappare.
Ormai non si sa più come parlare di sinistra, perché il termine comprende talmente tante cose anche in antitesi che diventa complicato.
In realtà anche parlare di destra e mettere dentro Casa Pound, la Lega, Forza Italia, la Meloni, certo mondo cattolico, ormai ha poco senso, anche se forse le differenze sono meno marcate e i contrasti meno accesi.

