gaeshipag ha scritto: gio 9 set 2021, 15:50
Mi sono incuriosito e sono andato a vedere i pam di un corto veloce di 5 km del 24 Marzo e li ho confrontati con i pam del 5000 di Domenica:
Corto Veloce 24/03: 206x1.23 ritmo 03:57
5000 in pista: 195x1.43 ritmo 03:35
Ora, sono diminuiti i pam di 11 ed è aumentata l'ampiezza di 20 cm, supponendo che questi numeri siano più o meno precisi, sembra che con il miglioramento della prestazione sia migliorata anche l'efficienza della falcata(che comunque è scarsa).
Speriamo che tra altri 5-6 mesi arrivo a 184x1.63 a ritmo 03:20
Andrebbe confrontanto su ritmi identici però...
Comunque è probabile che essendo già iperfrequente (206) a 3:57, il corpo non potesse andare oltre in termini di aumento di frequenza (magari si, ma a discapito di perdita di economia?) e quindi abbia scelto di aumentare il ritmo percorrendo l'altra strada, quella dell'ampiezza.
Insomma, senza troppe fisme la tecnica si è "aggiustata" da sola e soprattutto la prestazione è migliorata.
Comunque è molto difficile trarre una conclusione. Io rimango del partito che la tecnica si aggiusti ida sola in base alla prestazione/leve/caratteristiche corporee e non viceversa.
Secondo me vale la pena cambiare tecnica solo quando si verificano questi due avvenimenti contemporaneamente:
- La tecnica è una causa non marginale di problemi fisici importanti
- Cambiando tecnica si verifica un immediato miglioramento dei sintomi.
Ad esempio non è raro che podisti con dolore alle ginocchia (bandelletta, sindrome femoro-rotulea, ecc...ecc..) stiano SUBITO meglio quando corrono scalzi.
Ecco, in questepersone, proporre una scarpa minimalista e tentare di spostare l'appoggio verso il meso-avanpiede potrebbe avere senso.