Si dice che invecchiando si rimbambisce: cioè si torna bambini. È un male? Sotto certi aspetti invecchiare è sicuramente una regressione: si diventa, sia fisicamente che emotivamente, più fragili e dipendenti da chi è più giovane e forte. D'altro canto però si recupera, in proporzione crescente al crescere dell'età, l'istintività dei bambini: come loro ci si sente liberi dalle convenzioni e, secondo la propria indole, si torna ad essere più spontanei.
Mi è dunque capitato, proprio ieri, di ripetere, come facevo da bambino, la gioiosa pazzia di correre sotto la pioggia scrosciante.
Dopo una notte quasi insonne per il gran caldo (il termometro dentro casa segnava 30°C) ho deciso, alle cinque del mattino, di alzarmi per uscire a correre, malgrado la spossatezza e sebbene fosse domenica.
Solitamente prima della corsa mi preparo una tazza di tè verde e faccio ginnastica per una decina di minuti; ieri, per il troppo caldo, non avevo forze per la ginnastica e, men che meno, la voglia di bere del tè caldo. In fretta mi sono sciacquato un po', ho bevuto tre bicchieri d'acqua, mi son vestito e, come dopo una lunga apnea, sono uscito a respirare aria fresca.
Già! Fresca si fa per dire: alle 5:30 fuori c'erano 21-22°C e, in compenso, un'umidità relativa vicina al 90%. Faceva quasi buio per le nuvole scure e basse e in lontananza si sentiva un brontolio di tuoni.
Per i primi dieci minuti di corsa a ritmo jogging, sono stato abbastanza bene: soffiava una leggera brezza che mi rinfrescava la pelle non ancora eccessivamente sudata. Poi però, con l'aumento del ritmo e della sudorazione, ho cominciato a soffrire. Il sudore mi rimaneva appiccicato sulla pelle come fosse gelatina calda; dal suolo sentivo salire un alito caldo che mi toglieva il respiro; anche fuori paese, su sentiero, la situazione non era migliore.
Poi, d'un tratto, s'è alzato il vento ed il cielo si è ulteriormente scurito fino a diventare viola; tuttavia i tuoni rimanevano lontani.
Implorando la pioggia, tra me e me, canticchiavo:
♫♫♫
E aspiette che chiove
l’acqua te ‘nfonne e va
tanto l’aria s’adda cagna’
ma po’ quanno chiove
l’acqua te ‘nfonne e va
tanto l’aria s’adda cagna’.
♫♫♫
Ma… niente da fare: solo, di tanto in tanto, sentivo qualche goccia portata dal vento.
Così mi allontanavo sempre più da casa in direzione, quasi cercandolo, del temporale; fino a che... è stato lui a trovare me.
Giove pluvo da prima si è affacciato timidamente: mandando giù dei goccioloni tiepidi che facevan bolle sulla polvere dei carriggi; poi, in progressione, ha intensibicato fino ad aprire la cateratta.
A quel punto ero bagnato ma non ancora zuppo: la prudenza di adulto consapevole mi consigliava di riparare sotto il portico di una cascina lì vicino. Invece… ha prevalso l'infantile incoscienza che mi ha fatto andare avanti in direzione opposta alla via di casa.
E così un ri-imbambinito anziano sessantaduenne, ha corso per oltre mezz'ora sotto la pioggia scrosciante; divertendosi pure, bagnato per bagnato, ad impantanarsi nelle pozze d'acqua.
Sulla via del ritorno i pochi automobilisti in circolazione rallentavano per osservare curiosi un individuo allampanato e attempato, con lunga e sbrodante barba bianca, che con ostentata indifferenza correva impettito sotto il nubifragio; dal lato passeggero di un'auto una ragazza lo ha pure ripreso con lo smartphone.
Ovviamente, giunto a casa, ho dovuto subire il cazziatone di mia moglie: « Tènto te che... carega vecia se skassa ».
Be' un po' di ragione l'ha avuta: oggi ho un “raspino” in gola che annuncia un'incipiente faringite.
Eppure rifarei lo stesso la “pazzia”. Per me la componente ludica del running è imprescindibile: non riuscirei mai a sostenere i miei 1500 Km annuali di corsa senza divertirmi. Mi fa tristezza sentir definire gli allenamenti come “lavori”, elencare quanto ci si è “fatti il culo”, sostenere di aver solo "sofferto".
Credo che nel correre, noi podisti amatoriali, debbiamo mantenere la fanciullesca gioia che ci mettono i bambini. Ne sono convinto e lo constato, ora più di prima, osservando mio nipote. Quando lo porto al parco, il piccolo inizia a giocare con le altalene, gli scivoli, le giostre e il castello, ma si stanca presto: poi, sempre, vuol far quello che più lo diverte... correre.
« Dai nonno! Corriamo!! ». E corre, corre instancabilmente per prati, vialetti e tra le siepi. Vuole essere inseguito o inseguire e... ride, ride, ride.
Ora anche la sorellina ha cominciato a camminare e già corricchia: ce la farò a rincorrerli?
Oggi corro
Re: Oggi corro
io, rispetto al MIO correre, penso di avere una posizione "di centro".
da una lato non gareggio (dal 1983) e non voglio intasarmi il cervello con eccessi tecno-misurazionisti-alimentaresi.
dall'altro però ho la convinzione (mistica o scientifica non so) che almeno una robusta faticata a settimana aiuti a mantenersi giovani e allontani le malattie. e aiuti anche la resilienza psicologica generale.
come se comunicassi al corpo "aho, vedi di stare bene sennò come fai a fare quella seduta tosta? o salire in cima al monte velino?"
la componente ludica è essenziale, ma questa è relativa: un 10x200 a palla mi diverte tantissimo e manco mi stanca granchè.
scatenare ogni tanto potenza e dinamicità lo vedo positivo.
così come in musica mica si può sempre stare appresso a robert fripp o ai porcupine tree (carini... ma introversi e depressi), ogni tanto ci vuole un po' di "massimalismo" alla dream theatre o joe satriani.
beccarmi diluvi poi, pane quotidiano.
da una lato non gareggio (dal 1983) e non voglio intasarmi il cervello con eccessi tecno-misurazionisti-alimentaresi.
dall'altro però ho la convinzione (mistica o scientifica non so) che almeno una robusta faticata a settimana aiuti a mantenersi giovani e allontani le malattie. e aiuti anche la resilienza psicologica generale.
come se comunicassi al corpo "aho, vedi di stare bene sennò come fai a fare quella seduta tosta? o salire in cima al monte velino?"
la componente ludica è essenziale, ma questa è relativa: un 10x200 a palla mi diverte tantissimo e manco mi stanca granchè.
scatenare ogni tanto potenza e dinamicità lo vedo positivo.
così come in musica mica si può sempre stare appresso a robert fripp o ai porcupine tree (carini... ma introversi e depressi), ogni tanto ci vuole un po' di "massimalismo" alla dream theatre o joe satriani.
beccarmi diluvi poi, pane quotidiano.
Re: Oggi corro
Pazzia?
Ma manco per sogno?
Correre sotto il temporale è bellissimo, ci ho fatto anche una mezza maratona, acqua, vento, freddo e grandine...Ma che goduria!
Invece sto caldo davvero non se ne può...e siamo solo agli inizi...
Senza contare che a me col caldo ci sono problemi, a questo punto non saprei dovuti a cosa...
Cmq ho ripreso da una decina di giorni dopo altrettanti di stop con tecar ecc...
Ieri mattina mi sono fatto questo, almeno potenzio un po'...
https://flow.polar.com/training/analysis/1500075076
stasera nuoto in piscina e domani mattina una quarantina di minuti easy....
Che il Califfo ce la mandi buona...
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PB 1500 m 5'22''.69 (06/05/2017)
PB 3000 m 11'54''.00 (27/05/2017)
PB 5k 19:45.82 (07/05/2017)
PB 10k 39'19 (10/04/2016)
PB 21.1k 1h29'51 (07/02/2016)
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PB 21.1k 1h29'51 (07/02/2016)
Re: Oggi corro
assolutamente si. mi ammalo molto meno di prima, ma soprattutto quando becco qualcosa, lo soffro molto meno e va via prima, è come se il fisico fosse più "potente" per ripulirsi.lucaliffo ha scritto: lun 26 giu 2017, 16:36 dall'altro però ho la convinzione (mistica o scientifica non so) che almeno una robusta faticata a settimana aiuti a mantenersi giovani e allontani le malattie. e aiuti anche la resilienza psicologica generale.
beccarmi diluvi poi, pane quotidiano.
diluvio giusto oggi in bici, godurioso in questi giorni d'estate, gli ultimi km un po' a rischio vento fortissimo e grandinella. E c'è poco da fare, in quelle condizioni sto meglio, evidentemente con la pioggia mi termoregolo molto di più.
Mutante sovrumano
Re: Oggi corro
Oggi alle 19 con 28 gradi 9 km su sterrato, i primi 7,5 lenti. Poi dopo 2' di pausa 1 km a 5'20" e 500 mt di defaticamento. I 13 km trail di ieri completamente recuperati.
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Re: Oggi corro
Magari saranno i 5/6/7/8 gradi in meno?Zedemel ha scritto: lun 26 giu 2017, 20:58 ...E c'è poco da fare, in quelle condizioni sto meglio, evidentemente con la pioggia mi termoregolo molto di più.
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Re: Oggi corro
Un po' di pioggerella fine è una figata pure d'inverno, figuriamoci d'estate...
Certo un temporalone lungo tutta una mezza è una menata
Certo un temporalone lungo tutta una mezza è una menata
Re: Oggi corro
la temperatura è fondamentale, e un acquazzone galattico dà comunque problemi, ma è molto diverso fare sport di resistenza con pioggia e 23 gradi o sole e 23 gradi. Farsi una mezza col sole addosso sento che mi dà noia, salvo ci siano 5-10 gradi, però so di non essere ottimizzato né come allenamento né come grasso corporeo..... un elite fa la maratona in meno di 2h e 10' anche quando fa caldo
Mutante sovrumano
-
zivago
Re: Oggi corro
V'è pioggia e pioggia: c'è il breve e rinfrescante acquazzone estivo e il rovescio che annega; la pioviggine e il nubifragio; il verticale rado stillicidio e lo scroscio di traverso con bufera; la tiepida pioggia sciroccosa e la gelida tempesta di tramontana.
Quella che per più di mezz'ora mi sono preso l'altrieri correndo alle sei del mattino: mi ha infracidito fino alle ossa lasciandomi, al termine, rabbrividito e livido.
Ma resistenza e generale resilienza alle avversità climatiche, ai malanni e alla fatica dipendono, oltre che dalle congenite doti fisiche e dall'esercizio, anche dall'età del soggetto. Ché un conto è prendersi una polmonite a trent'anni, un altro è prenderla a sessanta.
Io ho sempre fatto escursionismo alpino e più volte sono stato colto da temporali terrificanti con grandine. Mi capitò anche, sul Gruppo Adamello-Presanella, di essere costretto, per il maltempo, a bivaccare senza cibo e adeguato vestiario per una notte intera. Poi per tanti anni mi sono recato al lavoro in bicicletta: quattro volte al giorno facevo un tragitto di 7-8 Km, con qualsiasi tempo e in ogni stagione. Non mi ammalavo quasi mai… ma ero giovane!
Ho cominciato ad avvertire le prime debolezze fisiche dopo i quarant'anni. Mi sentivo ancora forte ma, a differenza di prima, capivo di non poter superare certi limiti. I paletti da non oltrepassare, via via che mi avvicinavo ai cinquanta, aumentavano: non riuscivo più a saltare con disinvoltura i fossi; gli sforzi eccessivi mi lasciavano il segno per giorni.
Dopo i cinquant'anni son cominciati gli acciacchi: il periodico mal di schiena, la rigidità articolare, il calo della vista, la digestione più lenta, le più frequenti infreddature.
Ora, oltrepassati i sessanta, avverto che il declino fisico avanza non più in modo lineare ma in progressione geometrica.
Di anno in anno perdo vigoria: nel 2014 corsi per 2150 Km; nel 2015 scesi a 1950; l'anno scorso ne feci soltanto 1400; quest'anno, a tutt'oggi, sono appena arrivato a 600 scarsi. La mattina mi alzo tutto anchilosato e mi ci vuole un buona mezz'ora per sciogliermi; non salgo più le scale a tre a tre; quando mi capitano lunghi periodi di intenso lavoro (fortunatamente), poi susseguono giornate di astenia; corro ancora 3-4 volte alla settimana ma su percorsi più brevi scansando, sempre più, le salite; anche la mia prestanza sessuale è in calo e con ciò... mi tocca subire le ironie di mia moglie; infine… mi crescono, a ciuffi, i peli nelle orecchie.
Nel corso di una recente tapasciata, raccontavo le mie magagne ad un vecchio compagno di lavoro. Lui ne rideva dicendomi: « Non è niente… vedrai che ti succederà quando, come me, andrai oltre i settanta! »
Eh già! Siamo su un piano inclinato lungo il quale, malgrado l'aggrapparci con le unghie e coi denti, tutti scivoliamo, più o meno lentamente, verso il basso.
P.S. Da quel che osservo non sono propriamente gli sportivi quelli che vivono meglio e più a lungo, anzi: ne conosco diversi che, forse per la troppa attività ginnica, si sono logorati prima del tempo.
Noto invece che vivono e si conservano meglio i più sobri: quelli del quieto vivere; i tipi che fanno moderata ma costante attività fisica; i frugali e semplici nel mangiare e bere; i regolari negli orari di sonno-veglia; chi ha buone relazioni sentimentali; coloro che coltivano impegni e relazioni sociali; le persone che, malgrado l'età, continuano a studiare ed essere curiose; ... quelli che fanno l'orto.
Quella che per più di mezz'ora mi sono preso l'altrieri correndo alle sei del mattino: mi ha infracidito fino alle ossa lasciandomi, al termine, rabbrividito e livido.
Ma resistenza e generale resilienza alle avversità climatiche, ai malanni e alla fatica dipendono, oltre che dalle congenite doti fisiche e dall'esercizio, anche dall'età del soggetto. Ché un conto è prendersi una polmonite a trent'anni, un altro è prenderla a sessanta.
Io ho sempre fatto escursionismo alpino e più volte sono stato colto da temporali terrificanti con grandine. Mi capitò anche, sul Gruppo Adamello-Presanella, di essere costretto, per il maltempo, a bivaccare senza cibo e adeguato vestiario per una notte intera. Poi per tanti anni mi sono recato al lavoro in bicicletta: quattro volte al giorno facevo un tragitto di 7-8 Km, con qualsiasi tempo e in ogni stagione. Non mi ammalavo quasi mai… ma ero giovane!
Ho cominciato ad avvertire le prime debolezze fisiche dopo i quarant'anni. Mi sentivo ancora forte ma, a differenza di prima, capivo di non poter superare certi limiti. I paletti da non oltrepassare, via via che mi avvicinavo ai cinquanta, aumentavano: non riuscivo più a saltare con disinvoltura i fossi; gli sforzi eccessivi mi lasciavano il segno per giorni.
Dopo i cinquant'anni son cominciati gli acciacchi: il periodico mal di schiena, la rigidità articolare, il calo della vista, la digestione più lenta, le più frequenti infreddature.
Ora, oltrepassati i sessanta, avverto che il declino fisico avanza non più in modo lineare ma in progressione geometrica.
Di anno in anno perdo vigoria: nel 2014 corsi per 2150 Km; nel 2015 scesi a 1950; l'anno scorso ne feci soltanto 1400; quest'anno, a tutt'oggi, sono appena arrivato a 600 scarsi. La mattina mi alzo tutto anchilosato e mi ci vuole un buona mezz'ora per sciogliermi; non salgo più le scale a tre a tre; quando mi capitano lunghi periodi di intenso lavoro (fortunatamente), poi susseguono giornate di astenia; corro ancora 3-4 volte alla settimana ma su percorsi più brevi scansando, sempre più, le salite; anche la mia prestanza sessuale è in calo e con ciò... mi tocca subire le ironie di mia moglie; infine… mi crescono, a ciuffi, i peli nelle orecchie.
Nel corso di una recente tapasciata, raccontavo le mie magagne ad un vecchio compagno di lavoro. Lui ne rideva dicendomi: « Non è niente… vedrai che ti succederà quando, come me, andrai oltre i settanta! »
Eh già! Siamo su un piano inclinato lungo il quale, malgrado l'aggrapparci con le unghie e coi denti, tutti scivoliamo, più o meno lentamente, verso il basso.
P.S. Da quel che osservo non sono propriamente gli sportivi quelli che vivono meglio e più a lungo, anzi: ne conosco diversi che, forse per la troppa attività ginnica, si sono logorati prima del tempo.
Noto invece che vivono e si conservano meglio i più sobri: quelli del quieto vivere; i tipi che fanno moderata ma costante attività fisica; i frugali e semplici nel mangiare e bere; i regolari negli orari di sonno-veglia; chi ha buone relazioni sentimentali; coloro che coltivano impegni e relazioni sociali; le persone che, malgrado l'età, continuano a studiare ed essere curiose; ... quelli che fanno l'orto.
Re: Oggi corro
l'età è solo UNA delle tante componenti della "prestanza". ci sono fattori:
1) interni
- 1a: fisiologici (l'età fa parte di questi ma non è l'unico fattore fisiologico)
- 1b: psicologici
2) esterni: quantità, qualità, età, disponibilità, estetica, comportamento dei/delle partners; ideologia e costumi della società.
la prestanza funziona meglio e più a lungo quanto più tutti sti fattori si attengono alla NATURA (intesa in senso aristotelico, come libero sviluppo delle cose in opposizione alla CULTURA umana).
a tal proposito, riguardo al punto 1b, un esempio: se uno vede una donna dal culo bellissimo e gli viene spontaneo (natura) pensare/dire "anvedi che bel culo" (cosa che non vieta poi di apprezzare altri aspetti della donna) e invece reprime (cultura) queste produzioni psichiche, sta inibendo la sua prestanza, sta inibendo le connessioni nervose e gli apparati fisiologici alla base della prestanza.
cioè, la sua componente vitale biologica, come conseguenza del reiterare N volte tale processo repressivo, abbassa o annulla la prestanza, perchè da questa miete solo paura della riprovazione sociale.
cioè, la prestanza si adatta alla situazione negativa: "se io funziono bene mi punite... allora funziono male".
quindi il PARLARE politicamente corretto diventa PENSARE politicamente corretto e infine INIBIRE la natura biologica vitale, esuberante e felice.
si ottiene così un avanzo nell'opera di devastazione della sessualità naturale iniziata millenni fa da certe religioni. un avanzo perchè è subdola e difficilmente attaccabile in quanto ammantata di bontà, rispetto e giustizia.
tutti gli immani sforzi che la società sta facendo per raggiungere la perfezione del "rispetto" non fanno altro che infiacchire gli istinti e aumentare l'aggressività (perchè gli istinti repressi devono sfogarsi in qualche modo).
1) interni
- 1a: fisiologici (l'età fa parte di questi ma non è l'unico fattore fisiologico)
- 1b: psicologici
2) esterni: quantità, qualità, età, disponibilità, estetica, comportamento dei/delle partners; ideologia e costumi della società.
la prestanza funziona meglio e più a lungo quanto più tutti sti fattori si attengono alla NATURA (intesa in senso aristotelico, come libero sviluppo delle cose in opposizione alla CULTURA umana).
a tal proposito, riguardo al punto 1b, un esempio: se uno vede una donna dal culo bellissimo e gli viene spontaneo (natura) pensare/dire "anvedi che bel culo" (cosa che non vieta poi di apprezzare altri aspetti della donna) e invece reprime (cultura) queste produzioni psichiche, sta inibendo la sua prestanza, sta inibendo le connessioni nervose e gli apparati fisiologici alla base della prestanza.
cioè, la sua componente vitale biologica, come conseguenza del reiterare N volte tale processo repressivo, abbassa o annulla la prestanza, perchè da questa miete solo paura della riprovazione sociale.
cioè, la prestanza si adatta alla situazione negativa: "se io funziono bene mi punite... allora funziono male".
quindi il PARLARE politicamente corretto diventa PENSARE politicamente corretto e infine INIBIRE la natura biologica vitale, esuberante e felice.
si ottiene così un avanzo nell'opera di devastazione della sessualità naturale iniziata millenni fa da certe religioni. un avanzo perchè è subdola e difficilmente attaccabile in quanto ammantata di bontà, rispetto e giustizia.
tutti gli immani sforzi che la società sta facendo per raggiungere la perfezione del "rispetto" non fanno altro che infiacchire gli istinti e aumentare l'aggressività (perchè gli istinti repressi devono sfogarsi in qualche modo).


