GioPod ha scritto:Con un concetto simile, con continue corse a velocità basse, più o meno simili tra loro, ma ogni tanto anche impegnative come durata o come frequenza degli allenamenti (anche 6 a settimana), la SENSAZIONE che ho avuto io è che il fisico si stava abituando a produrre movimento (corsa) con un impegno cardiaco contenuto.
Come se si abituasse a un basso numero di giri e via via che si abituava riusciva ad andare ogni volta leggermente più veloce.
Questa "abitudine" o come la chiamo io impropriamente "adattamento cardiaco" (appunto non nel senso morfologico ma di regimi) viene meno se si inseriscono lavori molto veloci.
E' per questo motivo, ho sempre immaginato, che questi metodi "vietano" i lavori veloci nel periodo che chiamano di "costruzione": se inserisci degli stimoli cardiaci differenti interrompi quell'adattamento cardiaco a bassi regimi e i miglioramenti nel test ne risentono.
Magari nelle gare andresti più forte, ma nei test no, e quindi, anche senza motivi fisiologici veramente validi, li sconsigliano.
Cioè se ti fai un periodo lungo ad andare "piano", a "frequenze cardiache controllate" il corpo si abitua e migliori nei test.
Se invece alterni corsa lenta e corsa veloce questo adattamento cardiaco non avviene o avviene in maniera inferiore e in quei test non migliori più, o magari pure peggiori.
Per cogliere questo passaggio bisognerebbe però avere chiarissimo in cosa consistono quei test:
si misura col cronometro un percorso sempre uguale, che si corre ad un impegno costante mediamente abbastanza basso, diciamo 80%. Se con un impegno cardiaco uguale, diciamo 140bpm, la velocità aumenta, loro imputano questo miglioramento (visto che percorso e frequenza sono costanti) ad un miglioramento aerobico tout court.
Non considerando un miglioramento meccanico o quell'aspetto che io chiamo "adattamento cardiaco" (spero che adesso sia leggermente più chiaro cosa intendo).
Argh! Perché si è infiammato un thread ove io non sono partecipe?!
Visto che mi sono perso tutto il thread e tutte le liti, volevo solamente dire una cosa riguardo questo pezzo.
Gio parla che il miglioramento può avere altre cause, oltre ad un adattamento meccanico.
A rileggere questo trafiletto (ignorando tutto il resto), mi sono venute in mente due cose. Perché stiamo parlando di "misteriosi adattamenti" solamente per corse a ritmi veramente lentissimi? E se invece stessimo parlando di "ripetitività dei gesti"? Una cosa mia, eh.. però:
-Tempo fa facevo i lenti a 4':30". O meglio, io il giorno prima/dopo o persino prima o dopo una seduta intensa facevo questo "lento". Ritmo a 4':30", fatica percepita:"più lento di così è impossibile".
Mi chiedo. Perché ora se vado a 4':30" sento TANTA fatica? Molto più faticosa di un semplice lento.
-La stessa cosa mi è successa per le ripetute. Sui 1000m. Le facevo tantissimo, anche una volta a settimana. Ero arrivato al punto di farle anche sui 3':20". Una volta, in un allenamento di gruppo di 5x1000, riuscivo a tenere il passo di gente da sub 2':00" sugli 800m e mettevo dietro gente da 4':35" sui 1500m (io valevo circa 2':18" e 4':43"). Perché? All'inizio pensavo di essere diventato aerobicamente fortissimo, però in gara perdevo contro tutti. Anche nelle distanze più lunghe.
Quindi, tutto questo miglioramento magico, non può essere un semplice adattamento? Sia meccanico, sia cardiaco, sia neurologico. TUTTO si abitua a fare così. Non si migliora sul resto perché il corpo è "settato" per tenere quel ritmo per quella distanza: non per fare altro.
Cosa ne pensi Gio?